La cottura degli alimenti è stato fattore determinante per elevare l’uomo dallo stato di animale

Passare al supermercato, comprare una confezione surgelata e metterla nel micronde. Anche questa è ‘cucina’, ma la storia dell’alimentazione umana è assai più complessa ed è transitata attraverso tappe millenarie. Perché non fu certamente facile per gli uomini primitivi ‘scoprire’ come preparare il cibo.
Il primo passo fu, ovviamente, la scoperta del fuoco, la sua accensione e il suo controllo: questo avvenne, secondo gli antropologi, circa un milione e mezzo d’anni fa. All’inizio si suppone che la cottura avvenisse sulla fiamma viva e solo qualche secolo dopo si utilizzarono pietre arroventate per moderare l’effetto del fuoco: migliorando la digeribilità degli alimenti, riducendo la carica batterica e facilitando l’assunzione dei nutrienti la cottura è considerata un fattore determinante alla base dell’aumento della vita dei nostri progenitori.
I quali alla bollitura arrivarono solo molto tempo dopo, quando cioè iniziarono ad avere a disposizione gli appositi strumenti, come pentole e tegami. Per quel che riguarda la preparazione del pane, le ultime ricerche archeologiche nel nord della Giordania fanno risalire al 14.000 a.c. una lavorazione di alcune varietà selvatiche di orzo, farro e avena macinate e impastate con acqua per poi essere cotte sulle pietre arroventate. Una pratica che con il diffondersi dell’agricoltura, dal 10.000 a.c. in poi, divenne sempre più sofisticata arrivando fino alla lievitazione naturale della quale divennero ‘specialisti’ gli Egizi.

E proprio gli antichi Egizi furono tra i primi a utilizzare la fermentazione di cereali come l’orzo per produrre l’antenata delle moderne birre, che divenne la loro bevanda tipica, presto seguita dalla comparsa del vino le cui prime tracce sono state rinvenute nell’attuale Georgia e datate a circa 8.000 anni fa.
Le bevande alcoliche prodotte dalla fermentazione si diffusero rapidamente dal Mediterraneo al Nord Europa e vennero usate per ragioni antisettiche e mediche, nonché per le qualità afrodisiache e inebrianti. La più antica bevanda “lavorata” fu l’idromele, ottenuto dalla fermentazione del miele: i Greci la chiamavano ambrosia, ed era talmente prelibata da essere ritenuta la bevanda degli dèi dell’Olimpo.
Infine, solo attorno al 4000 a.c., dal Medio Oriente si diffuse l’olio d’oliva che, anche grazie alle sue proprietà nutrizionali, venne usato per gli scopi più diversi, tra cui quello medico.