La Commissione Europea cerca di ridurre i 127 chili di cibo che una famiglia butta via ogni anno
Se il principio di una buona comunicazione è quello della immediatezza e della chiarezza, la nuova proposta della Commissione Europea aggiunge un ulteriore elemento in etichetta che rischia di confondere ancor più i consumatori. L’intento è nobile: quello di contrastare lo spreco alimentare e evitare che venga gettato del cibo che è ancora commestibile.
Così, oltre alle diciture “da consumarsi entro” o “da consumarsi preferibilmente”, la Commissione Europea propone un’ulteriore indicazione da apporre sulle etichette alimentari, con la dicitura “Spesso buono oltre”.
Se un normale acquirente ha ben preciso il significato della data di scadenza di un prodotto (oltre la quale oltretutto non può più essere messo in vendita), molto più labile è la comprensione del “da consumarsi preferibilmente entro” che riporta la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva tutte le sue caratteristiche organolettiche o nutrizionali.
In generale si è diffusa la comprensione che quella indicazione non è tassativa e che quel che si è comprato può essere consumato anche qualche giorno oltre quella data. L’aggiunta della dicitura “Spesso buono oltre” vorrebbe proprio sancire questa possibilità di comsumo fino ad una nuova, ulteriore data (oltre la quale il cibo non è più commestibile).
Sarà una semplificazione o al contrario ingenererà nuove confusioni?
«Siamo favorevoli a un chiarimento del significato della dizione ‘da consumare preferibilmente entro’, specificando che dopo tale data le caratteristiche nutrizionali e di sicurezza non cambiano – afferma Agostino Macrì, Responsabile area sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori (Unc) – In alternativa si potrebbe dire che dopo tale data si possono avere soltanto modifiche qualitative che non influenzano la sicurezza degli alimenti».
Unc sottolinea però che sarebbe comunque meglio escogitare «una dizione meno sbrigativa di quella in inglese (tradotta letteralmente in italiano con ‘spesso buono oltre’) che rischia di creare confusione. Il termine ‘spesso’, infatti, potrebbe lasciare intendere che ci sono casi in cui l’alimento non è buono o sicuro» conclude Macrì.