Guadagnano meno e per ‘raggiungere’ la parità con gli uomini dovrebbero aspettare almeno 50 anni
La ricerca “Women in design” è il primo studio condotto dall’EUIPO (Ufficio europeo per la proprietà intellettuale) dedicato al divario di genere nella PI (proprietà intellettuale): il dato che emerge con maggior forze è che, con l’attuale tasso di crescita, serviranno più di 50 anni per colmare il divario oggi esistente tra le designer donna e i colleghi maschi. Lo studio dell’EUIPO rivela infatti che solo il 24 % dei designer nell’UE è rappresentato da donne, il 25 % in Italia. Nell’UE, i Paesi baltici hanno la più alta percentuale di donne mentre i Paesi Bassi, l’Ungheria e la
Slovacchia la più bassa.
Questa situazione si riflette ovviamente in una minore partecipazione femminile alla registrazione di disegni e modelli presso l’EUIPO. Secondo i dati dei depositi di disegni e modelli comunitari registrati (DMC) dell’EUIPO, solo per il 21 % di quelli registrati da titolari con sede nell’UE vi è almeno una ideatrice. La Spagna, la Croazia e l’Italia registrano basse percentuali di donne nei disegni e modelli registrati, sebbene la quota femminile nella professione sia superiore alla media dell’UE.
Contestualmente, alcuni Paesi terzi fanno molto meglio rispetto agli Stati membri dell’UE a questo proposito. La Corea del Sud è ben al di sopra dei livelli dell’UE e quasi la metà dei disegni o modelli depositati da imprese coreane ha almeno un’ideatrice. Anche la Cina e gli Stati Uniti mostrano una percentuale più elevata, con circa il 40 % dei design depositati che vede una presenza femminile.
Secondo lo studio, il tipo di prodotti più spesso progettati dalle donne sono i prodotti farmaceutici e cosmetici, gli oggetti per uso ornamentale e i prodotti tessili in pezza.
Come per altri comparti, infine, le donne designer guadagnano quasi il 13 % in meno rispetto agli uomini: parte di questo differenziale retributivo può essere spiegato da fattori quali l’età o le condizioni di lavoro dato che le designers tendono a essere più giovani e una percentuale maggiore lavora a tempo parziale, ma resta comunque un divario inspiegabile pari all’8%.
27 aprile 2023