Il nord d’Italia flagellato da una piovosità simile a quella dei Paesi tropicali
Bombe d’acqua, raffiche di vento, grandine. Il risultato di un tempo instabile che nel nord d’Italia continua da aprile, sono fiumi esondati, alberi caduti, scantinati invasi, frane e smottamenti, persone evacuate, danni incalcolabili. A inizio giugno, l’allarme non si spegne. In Veneto, particolarmente colpiti Vicenza e l’Alto Vicentino, in particolare Malo (con il crollo di due ponti), San Vito di Leguzzano, Valdagno, Sandrigo, San Germano dei Berici, Cornedo Vicentino, Schio e Villaverla. Per giorni la piena del Bacchiglione ha preoccupato la popolazione. Fortemente colpita anche la bassa Padovana: la zona di Este, Montagnana, Borgo Veneto, Medaglino San Fidenzio. A Camposampiero il Muson dei Sassi ha rotto l’argine. Nel Veronese è stata colpita l’area tra Valeggio, Sona e Sommacampagna. Ma anche la città di Verona il 31 maggio al mattino presto ha dovuto fare i conti con un temporale furioso, che ha trasformato le strade in fiumi. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha chiesto al Governo lo stato di calamità naturale. In Lombardia, la zona del Milanese, Pavia e Brescia, i vigili del fuoco hanno lavorato alacremente nella notte fra il 31 maggio e il primo giugno. Qualche settimana fa, era toccato all’alto Varesotto. Quest’ultima ondata di maltempo ha investito con piogge intense anche il Friuli Venezia Giulia. Pesantemente colpito in particolare il Pordenonese con allagamenti in private abitazioni e lungo la viabilità a San Vito al Tagliamento, Sesto al Reghena e Valvasone Arzene. Difficoltà in parte anche nella provincia di Udine con criticità nella zona di Latisana-Lignano. Bibione ha registrato il valore più alto, con ben 100 mm di pioggia. Il Piemonte a maggio ha fatto i conti con la grandine, soprattutto nell’area collinare dell’Oltrepò Pavese, nella zona di Val di Nizza con danni ingenti. Preoccupata l’Emilia Romagna, “scottata” dal nubifragio dello scorso anno. In via generale, i bacini di laminazione sono stati attivati, ma la pioggia è stata talmente insistente, da metterli a dura prova. A fare le spese di tutto questo è il comparto agricolo. Danni alle produzioni di grano, soia, ortaggi, mais, orzo, vigne. Problemi anche per le ciliegie, le pesche e le susine. Inoltre, la difficoltà di lavorare i terreni impregnati d’acqua e di fare i necessari trattamenti comporta il rischio di insorgenza di malattie fungine. Altre regioni vivono situazioni completamente diverse. Il sud è stato caratterizzato dalla forte siccità, che ha azzerato i raccolti e fatto strage nelle stalle, dove gli animali sono rimasti senz’acqua. Oltre ventimila agricoltori e allevatori a fine maggio sono scesi in piazza a Palermo per chiedere interventi immediati. Una grande adunata del popolo delle campagne che ha invaso le vie della capitale isolana per riversarsi davanti a Palazzo d’Orleans, sede della Regione Siciliana, che Coldiretti Sicilia indica come prima responsabile della drammatica situazione. Gli effetti della mancanza di pioggia sono stati, infatti, aggravati dall’immobilismo delle istituzioni locali rispetto alla necessità di effettuare gli interventi necessari per garantire la disponibilità di acqua, tra strutture e tubazioni fatiscenti che disperdono anche quella poca presente. Coldiretti, assieme a Bonifiche Ferraresi, Consorzi Agrari d’Italia e Fedana, si è attivata per portare alle stalle dell’isola fieno per gli animali, un milione e mezzo di chili necessari per permettere alle aziende di andare avanti almeno per qualche altro giorno. La Sardegna, dopo mesi di siccità, ha dovuto fare i conti con la grandine, che ha dato il colpo di grazia all’agricoltura dell’alta Barbagia e della Baronia.
1 giugno 2024