Secondo l’indagine di Apindustria Confimi Vicenza, il risultato negativo del primo semestre 2024 è dovuto al difficile contesto internazionale

«Le nuvole che si vedevano all’orizzonte lo scorso anno oggi sono arrivate, anzi siamo in pieno temporale». Ricorre ad una metafora climatica Mariano Rigotto, presidente di Apindustria Confimi Vicenza, per commentare i risultati dell’indagine congiunturale relativa al I semestre condotta dall’Associazione su un campione di PMI rappresentativo dei principali settori merceologici.

 I numeri in effetti sono preoccupanti: il 35% delle imprese segnala un calo della produzione, per quasi la metà delle quali (15,2%) molto significativo (superiore al 10%), mentre resta stabile per il 46% e solo il 19% ha visto una crescita. E un andamento ancora più negativo presenta il fatturato, in calo per il 44% del campione, mentre per il 33% è stabile e solo il 23% dichiara una crescita.

Questi dati rispecchiano le difficoltà delle imprese sul fronte degli ordini: per quanto riguarda quelli dal mercato interno, sono in calo per il 53% del campione (mentre restano stabili per il 26% e in crescita per il 21%) e anche per quelli provenienti dall’estero si evidenzia una flessione per il 57% delle imprese, mentre per il 30% si mantengono stabili e solo il 13% registra una crescita.

«Nelle aziende c’è una diffusa preoccupazione – spiega Rigotto -, unita a difficoltà operative e organizzative, perché la lentezza nella raccolta degli ordini rende difficile programmare e fare magazzino, quindi si lavora quasi alla giornata».

Una situazione che ha origine in due fenomeni distinti che, combinanti insieme, stanno generando una “tempesta perfetta”: «C’è grande incertezza sui mercati internazionali per effetto dello scenario geopolitico – sottolinea Rigotto – e si sa che l’incertezza frena gli investimenti, con evidenti ripercussioni sulle nostre aziende che sono per la maggior parte subfornitori. Ma oggi il problema principale riguarda la perdita del potete di acquisto delle famiglie, che ormai coinvolge tutta l’Europa, a partire dalla Germania che, lo ricordiamo, è il primo mercato estero per la nostra provincia».

C’è poi un tema di concorrenza sleale: «In alcuni settori, come ad esempio l’automobile, l’industria europea sta ormai subendo gli assalti dei prodotti cinesi, ma anche indiani, che possono contare su prezzi molto aggressivi, anche grazie ad aiuti di stato che in Europea sono illegali. Purtroppo su questo tema l’UE si è mossa tardi, introducendo solo recentemente dei dazi e comunque in misura molto più lieve rispetto a quanto fatto ad esempio dagli Stati Uniti. Altri Paesi, invece, ad esempio in Sud America, hanno emanato normative che incoraggiano fortemente, per non dire che obbligato, le aziende a produrre in loco se vogliono accedere a quei mercati. Noi invece al momento siamo ancora quasi indifesi».

Tuttavia, a fronte di queste difficoltà l’occupazione si mantiene sostanzialmente stabile (per il 68% del campione, con un 17% che ha comunque incrementato i propri organici negli ultimi 6 mesi e solo il 15% dichiara una flessione della forza lavoro.

«Le imprese conoscono il valore dei propri dipendenti e sanno quanto sarebbe difficile rimpiazzarli, pertanto stanno facendo tutto il possibile per mantenere la forza lavoro a pieno orario, anche per paura che il personale trovi impiego altrove. Alcune aziende lo stanno impiegando in attività di manutenzione, ma per quanto possono andare avanti così?».

“Tengono” anche gli investimenti: il 47% li ha mantenuti stabili, a fronte di una flessione per il 31,7% del campione, mentre il 21,3% delle imprese li ha aumentati, a conferma dell’impegno delle PMI vicentine per mantenere e incrementare i propri livelli di competitività, nonostante le difficoltà del momento.

Alla luce dell’andamento poco brillante degli ordini, anche le previsioni per il II semestre sono all’insegna di una grande prudenza: il 38% prevede che la produzione si manterrà stabile, ma per il 37% del campione questa è destinata a diminuire ulteriormente e solo il 25% confida in una certa ripresa.

(Fonte: Apindustria)

20 ottobre 2024