L’Associazione Italiana Maiscoltori (AMI) ha inoltrato ai Ministri all’Agricoltura, all’Ambiente e alla salute una lettera aperta, firmata dal Presidente Marco Aurelio Pasti, auspicando che “non vengano prese decisioni precipitose” sulla spinta della crescente “pressione delle organizzazioni contrarie agli OGM per invocare urgentemente la Clausola di Salvaguardia, unico strumento previsto dalle norme comunitarie per bloccare l’utilizzo di OGM approvati dalla Commissione Europea”.
Detto che non ci sono “nuove evidenze scientifiche” per revocare le autorizzazioni concesse, il Presidente Pasti sostiene che “non esiste nessun pericolo imminente: i pochi ettari seminati con mais Mon 810 non sono in grado di mettere a rischio né l’ambiente, né la salute dei consumatori né la tanto citata, spesso a sproposito, biodiversità”. Al contrario, per l’AMI “un ettaro di mais OGM autoprotetto contro la piralide, un insetto che attacca la pianta e la spiga del mais, contiene alla raccolta meno micotossine, sostanze tossiche per l’uomo e gli animali, prodotte dalle muffe che si sviluppano sulle ferite causate al mais da questo insetto”.
Pro OGM: riavviare la sperimentazione interrotta
Con mais OGM, si legge nella lettera aperta “non occorrerebbe trattare il mais dopo la fioritura con insetticidi non selettivi per gli insetti diversi dalla piralide; ogni chilo di mais resistente alla piralide richiede meno acqua, energia, concimi e fitofarmaci per essere prodotto; gli animali allevati con il mais resistente alla piralide godono di migliore salute rispetto agli animali allevati con il mais convenzionale; nel terreno coltivato con mais resistente alla piralide al momento della raccolta c’è meno azoto e quindi meno rischio di inquinamento delle falde”.
Il Presidente di AMI, Marco Aurelio Pasti, sostiene che il rischio è che tutti questi fattori vengano riscoperti: “dico riscoperti perché tutti questi dati erano già emersi direttamente o indirettamente nelle sperimentazioni svolte da Università ed enti di ricerca pubblici nel nostro Paese prima del 2000 e in una breve parentesi successiva, ma sono stati accuratamente nascosti o presentati in modo distorto all’opinione pubblica”.
“Credo – si legge ancora nella missiva – sia stato un errore il blocco della sperimentazione in campo nel nostro Paese culminato nel rogo dei campi dell’Università della Tuscia di un anno fa, ma sarebbe altrettanto sbagliato perseverare nell’impedire la sperimentazione negli anni a venire ed è sbagliato impedire l’utilizzo di quegli OGM che si dimostrano vantaggiosi e meno rischiosi per l’ambiente, l’uomo e gli agricoltori”.
Pro OGM: occasione di maggior guadagno per i produttori
La lettera aperta inoltrata dal Presidente Pasti si conclude con alcune considerazioni: “Credo che la buona politica dovrebbe documentarsi, conoscere, approfondire e decidere conseguentemente a volte anche in contrasto con gli interessi delle lobbie più potenti, che in Italia non sono certo rappresentate dalla Monsanto, sapendo spiegare all’opinione pubblica scelte che a prima vista potrebbero sembrare impopolari”.
“Credo infine – conclude Pasti – che il made in Italy agroalimentare non abbia bisogno di demonizzare gli OGM per difendere il proprio mercato perché si è affermato prima del loro avvento e perché, senza gli OGM prodotti all’estero ed importati in Italia, buona parte del Made in Italy agroalimentare oggi non potrebbe essere prodotto. Credo sia ingiusto vietare ai nostri agricoltori di coltivare quegli OGM che possono essere importati e consumati in Italia, soprattutto in un’epoca in cui le protezioni alle frontiere sono svanite e il sostegno ai redditi agricoli va sempre più riducendosi”.
A questa tesi il Presidente AMI aggiunge che le statistiche ufficiali (Eurostat, USDA) mostrano in modo evidente che, a 17 anni dall’introduzione commerciale del Mon 810, gli agricoltori dei Paesi che lo impiegano, come USA e Spagna, producono di più consumando meno risorse e guadagnano di più dal momento che il mais non OGM non vale di più del mais OGM.