L’ombrello europeo è sempre aperto con il bel tempo, ma è pronto a chiudersi alle prime gocce di pioggia: e se l’Italia poteva sperare in un po’ di protezione per il proprio ‘Prosecco doc’, non può che essere delusa dopo che, pilatescamente, la Commissione europea ha dichiarato di fatto la propria impotenza ad intervenire nel caso del ‘prosek’ prodotto in Croazia.
La vicenda era stata sollevata da due eurodeputati della Lega Nord, Giancarlo Scottà e Lorenzo Fontana, con una interrogazione alla quale i commissari europei hanno semplicemente risposto che “spetta alle autorità competenti degli Stati membri” far rispettare le tutele ottenute con il riconoscimento della doc per una propria produzione. Che è come dire che nel confronto che potrebbe farsi aspro tra due Paesi dell’Unione, l’Unione stessa non intende intervenire! Una abdicazione a quel ruolo ‘super partes’ che era nello spirito originario dell’ordinamento continentale.
Certamente a perderci è l’Europa. Il prosecco sta conseguendo risultati internazionali così importanti che ritengo improbabile che un prosek dolce e senza bollicine possa intaccarne l’ascesa sui mercati che contano, malgrado la confusione che potrà creare l’assonanza fonetica. Abbiamo bisogno di più Europa (e di più politiche europeiste) per rilanciare le economie nazionali e confrontarsi da una posizione di forza con quei Paesi che continuano ad avere una crescita economica a due cifre. Ci vuole maggiore coesione tra i partner europei e casi come quello del prosek nemmeno verrebbero a porsi se l’Europa avesse l’autorevolezza che sempre con più fatica riesce a conservare per l’euroscetticismo che molti (spesso strumentalmente) alimentano. Magari poi chiedendo di aprire quell’ombrello che per primi hanno contribuito a chiudere.
Mario Ongaro