A Pitti Uomo, a Firenze, Perofil lancia la linea Homme/Wear, nuova etichetta dedicata al mondo dell’abbigliamento maschile da casa. «Si tratta – spiega Alberto Perolari, amministratore delegato dell’azienda nota per l’intimo e i costumi – di capi dai dettagli sartoriali per accompagnare i vari momenti della giornata. L’idea è di una ‘capsule’ per un uomo che cerca comfort ed eleganza. Abbiamo così creato una nuova etichetta, “Homme/Wear Perofil”, con packaging dedicato: i capi di questa linea sono coordinabili con tutto il nostro intimo, per un total look by Perofil».
In sostanza Homme/Wear è una sorta di estensione e sviluppo di quello che Perofil ha fatto come intimo uomo dal 1910, quando cioè la storica azienda di Bergamo ha avviato la produzione confezionando fazzoletti di stoffa, per poi passare, negli anni ’60, all’underwear: «Il percorso è stato lungo e negli anni abbiamo diversificato l’offerta: il brand “Perofil Cose da uomini” resta il nostro punto di forza: da solo vale il 60% del nostro fatturato, che è in crescita».
Il 2013 si è infatti chiuso con un +5%, con oltre 15 milioni euro: «È stato un anno importante, con l’acquisizione del marchio milanese di intimo donna di alto livello “Luna di Seta” e l’avvio della linea di beachwear “Hawaiki-New Zeland”, capi uomo e donna per il mare, tra costumi, boxer, bermuda e t-shirt».
Dinamismo in Bergamo: fatturati in crescita ed espansione
Circa l’acquisizione del marchio “Luna di Seta” Alberto Perolari spiega: «Questo brand è stato la nostra chiave di volta del 2013 e crediamo si svilupperà positivamente, andando di pari passo con la nuova etichetta Homme/Wear. L’obiettivo è allargare l’offerta con una collezione anche in micromodal».
Confermata la licenzia mondiale che Perofil ha siglato nel 2006 per la realizzazione e distribuzione dell’underwear, pigiameria e calze di Ermenegildo Zegna: «Vale il 30% del nostro fatturato – continua Perolari – e resta il fiore all’occhiello per la nostra produzione di alta qualità». Produzione che ha visto di recente anche un investimento in termini di macchinari: «Abbiamo acquisito una nuova macchina mirata al taglio dei tessuti, con un costo che ha superato i 100 mila euro». Nell’azienda di Bergamo si confermano infatti le operazioni di tessitura, stile, sviluppo e prototipia, fino appunto al taglio di tutta la produzione, che viene poi cucita e assemblata in laboratori italiani ed europei. Il capo finito ritorna alla base: la fase di controllo qualità, il packaging, il magazzino, la logistica e la distribuzione sono tutte fasi che vengono fatte a Bergamo.