Sta suscitando non poche preoccupazioni nel settore vitivinicolo della prima regione produttrice del primo Paese produttore del mondo l’orientamento assunto in sede europea sulla questione degli impianti delle viti da vino. «Trovo quanto meno sconcertante l’atteggiamento della Commissione Europea – afferma Franco Manzato, assessore all’agricoltura del Veneto – nell’elaborazione dei documenti di delega e di attuazione del nuovo regime delle autorizzazioni all’impianto delle viti per uva da vino, regime che dall’1 gennaio 2016 subentrerà a quello dei diritti di impianto. Mentre le Regioni viticole europee, gli Stati membri e gli organismi di rappresentanza degli operatori della filiera vite e vino hanno operato con l’unico intento di scongiurare una liberalizzazione selvaggia degli impianti, la Commissione elabora documenti che esasperano il livello di burocrazia e tendono a limitare l’azione programmatoria delle regioni produttrici».
«Nei documenti che abbiamo potuto consultare – aggiunge Manzato – non si riscontra alcunché dello spirito del principio di sussidiarietà che animava la programmazione precedente e che aveva consentito, per esempio, all’Italia il pieno impiego delle risorse del Programma di sostegno per la vitivinicoltura».
Impianti vitivinicoli: la troppa burocrazia questa volta arriva da Bruxelles
La Commissione Europea sembra oggi ostacolare in maniera sostanziale le istituzioni locali per quanto riguarda i bandi relativi alla distribuzione delle autorizzazioni, che garantirebbero l’impegno anche finanziario profuso finora dal sistema produttivo per mantenere un alto livello qualitativo del prodotto. «Il settore vitivinicolo è uno degli elementi di forza dell’intero agroalimentare comunitario e il vino è un elemento fondante della stessa civiltà europea – prosegue l’Assessore Manzato – Nel mondo, quando si parla di vino, in ogni caso il termine di paragone è con le regioni vocate della vecchia Europa. Ed è ovvio che sia così perché qui la viticoltura si è sviluppata nei millenni e da qui è stata anche esportata in altri continenti. Ma da noi la coltura della vite è parte dell’attività agricola di decine di migliaia di imprese, grandi, piccole e soprattutto familiari, che hanno prodotto reddito, immagine, progresso e tutela dell’ambiente e del territorio. Imprese – conclude Manzato – che hanno attorno a loro filiere complete ed efficienti affiancate da istituzioni che le accompagnano lungo il loro percorso e si impegnano ad assecondare i risultati che creano valore per il territorio».