«Caro Matteo, ripensaci»: l’invito, cordiale ma fermo, è del Presidente di Unioncamere Veneto, Fernando Zilio, Che dice di aver riposto molte speranze nel Governo Renzi, ma che sulla questione della riforma delle Camere di Commercio non ha dubbi: il Governo sbaglia. «Renzi deve essere stato male informato oppure sconta cattive esperienze – spiega Zilio – ma dal momento che ritengo sia persona in grado di valutare e correggere la propria linea in presenza di documenti inoppugnabili, direi che lo studio condotto da Unioncamere Veneto e dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre possa ricondurlo sulla strada della riconsiderazione della questione attinente alle Camere di Commercio».
Lo studio “Il Sistema camerale in Italia: ruolo, valore ed identità” dimostra che la riforma del Governo, con il taglio del 50% dei versamenti da parte delle imprese deciso dal Governo col decreto legge 90/2014, porterebbe ad un risparmio medio per singola impresa di 5,2 euro al mese a fronte di 2,5 miliardi di effetto recessivo per l’economia italiana.
L’incidenza del Sistema camerale sulla spesa pubblica nazionale rappresenta lo 0,2%, pari a 1,8 dei 715 miliardi di spesa pubblica primaria, la cui voce preponderante riguarda gli Enti previdenziali col 43,7% (le Province incidevano l’1,4%, le Regioni il 4,5%, le Amministrazioni centrali il 24,1%). La riduzione del 50% del diritto annuale a partire dal 2015 comporterebbe un risparmio medio annuo di circa 63 euro ad impresa (5,2 euro al mese), mentre per le ditte individuali un “alleggerimento” di 2,6 euro al mese. Di contro ci sarà una perdita di risorse di oltre 400 milioni di euro all’economia dei territori sulle voci export, credito, turismo, innovazione, formazione. Oltre 2.500 i posti di lavoro a rischio e un aggravio sulle casse dello Stato di 167 milioni di euro (89 per il personale; 22 per gli oneri previdenziali delle Cciaa della Sicilia; 46 di minori versamenti, imposte e tasse), ma soprattutto un effetto recessivo di circa 2,5 miliardi di euro, pari allo 0,2% di valore aggiunto del Pil.
«Non sempre sono stato d’accordo con le Camere di Commercio – commenta Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre – ma, analizzando i dati, ho riscontrato che la situazione è migliore di quanto mi aspettassi. Le Camere di Commercio rappresentano un federalismo compiuto, la vera perequazione orizzontale. Svolgono compiti di eccellenza come l’internazionalizzazione, il sostegno al credito, la formazione. Sono fondamentali per il tessuto economico, non solo per le piccole e medie imprese, ma per le stesse Associazioni di categoria. Se del resto le Camere di Commercio esistono in tutti i Paesi sviluppati un motivo ci deve pur essere. Questo non significa che non debbano riformarsi, si può anche pensare a una riduzione del diritto annuale ma chi compenserà i servizi che le Cciaa non saranno più in grado di garantire? La stessa Agenda digitale potrebbe essere tranquillamente coordinata dal Sistema camerale».
Sul fronte dell’autofinanziamento, per ogni 100 euro di proventi correnti 81 derivano da risorse proprie (diritto annuale, diritti di segreteria, proventi dalla gestione di beni e servizi) dipendendo solo per il 19% da risorse esterne come, ad esempio, i contributi Ue. Proprio per la partecipazione ai finanziamenti Ue e al processo di formazione del diritto europeo esistono i Consorzi Enterprise Europe Network, di cui Eurosportello Veneto è coordinatore per il Nordest.
La dotazione del Fondo di perequazione delle Cciaa nel 2012 era di 39,4 milioni di euro, la metà destinata a contributi per l’equilibrio economico di quelle Camere che presentano un ridotto numero di imprese, evitando così diseconomie di scala. Il rimanente viene destinato al finanziamento di progetti camerali e linee progettuali contenute nell’accordo Ministero dello Sviluppo Economico-Unioncamere. Nel 2012 le Camere di Commercio hanno erogato 81,6 milioni di euro a sostegno del credito, di cui 28,5 milioni nel Nordest.
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