Il mondo della pesca è in subbuglio. Importante qual è per l’economia veneta, il comparto soffre di una crisi che l’Europa non contribuisce affatto a stemperare. Ed il questo contesto, i comportamenti degli operatori del settore sono altrettanto negativi e non offrono alcuna prospettiva per il rilancio produttivo.
Ci riferiamo, ad esempio, alla recente operazione dei Carabinieri che hanno sequestrato due quintali di pesce azzurro al mercato ittico di Chioggia. Alici e Sarde erano sprovviste dell’etichettatura e dei documenti fiscali amministrativi necessari a stabilirne la tracciabilità di filiera. Al tempo stesso i militari dell’Arma, intervenuti con una motovedetta, hanno sequestrato a bordo di un peschereccio una mezza tonnellata di vongole che, anche in questo caso, non aveva alcuna della certificazioni previste.
Qui si innesca la politica europea con il provvedimento che vieterebbe la pesca dei molluschi bivalvi ad una distanza inferiore di 0,3 miglia marine dalla battigia, lì dove si concentra il 70% delle vongole ed il 100% delle telline e dei cannolicchi. Ecco allora la recente presa di posizione di Coldiretti che chiede al Governo il varo di una programmazione nazionale. Ecco la manifestazione a Venezia della marineria di Chioggia preoccupata per le politiche europee e per la ‘storica’ concorrenza dei pescatori croati accusati di non rispettare le regole (e di non essere adeguatamente ‘vigilati’ dalle proprie autorità).
In questa colonne siamo in primo luogo schierati per la tutela del consumatore e del prodotto italiano: anche la corretta gestione delle risorse alieutiche è parte di questo profilo. Il comparto della pesca deve essere aiutato a trovare il proprio equilibrio ed essere rilanciato con norme e regolamenti ragionevoli, chiari e fatti rispettare. Uccidere la pesca, con leggi assurde e con l’illegalità diffusa, è un danno che l’economia del Paese non può sopportare.