Si è svolto a Roma, presso il ministero delle Politiche Agricole, un importante incontro che era stato organizzato dal Consorzio di Tutela Aceto Balsamico di Modena Igp insieme alla Fondazione Qualivita e all’Aicig, l’associazione dei consorzi delle indicazioni geografiche. Il tema proposto era “Dop e Igp: politiche e strategie di tutela” con il chiaro obiettivo di coinvolgere tutti gli operatori del settore delle Dop e Igp in una strategia unica e concordata per la tutela dei prodotti di qualità italiani, quali ad esempio l’Aceto Balsamico, in tutte le sue accezioni.
Nel caso dell’Aceto balsamico di Modena il patrimonio da tutelare è notevole: il settore ha vissuto una fase importante e, dopo la costituzione e il riconoscimento del Consorzio di tutela nel gennaio 2014, ha visto una crescita pari al 12% arrivando a una produzione di quasi 98 milioni di litri di prodotto certificato con un fatturato alla vendita di circa 700 milioni di euro, di cui oltre il 90% di export soprattutto in Usa e Germania, già mercati principali e in costante crescita.
Dall’Aceto Balsamico la proposta di tutela di tutte le Doc e Igp
Il presidente del Consorzio di Tutela Aceto Balsamico di Modena Igp, Stefano Berni, ha richiamato il concetto di evocatività che ispira la normativa europea: «tuttavia non possiamo negare che il contesto in cui ci muoviamo sia complesso e problematico e che la questione dell’evocatività del termine balsamico debba essere prioritariamente chiarita in sede di giustizia civile e non attraverso procedure sanzionatorie di natura amministrativa».
Gli ha fatto eco il presidente dell’Aicig, Associazione italiana Consorzi indicazioni geografiche, Giuseppe Liberatore ha spiegato che: «Imitazione ed evocazione delle denominazioni registrate sono due facce della stessa medaglia: in entrambi i casi, siamo in presenza di pratiche commerciali sleali che, oltre a tradursi non di rado in violazioni alle norme in materia di tutela della proprietà intellettuale, perpetrano una sistematica opera di banalizzazione dei marchi e di svalorizzazione della reputazione e delle peculiarità qualitative dei prodotti a Indicazione geografica, facendo leva sulla scarsa informazione fornita al consumatore finale».
Infine, Mauro Rosati, direttore generale Fondazione Qualivita, è intervenuto sul ruolo delle Dop e Igp in Italia e nel panorama europeo.