I Carabinieri del Nucleo Natanti di Venezia, in sinergia con i militari delle Compagnie Carabinieri di Venezia e Mestre, hanno scoperto una vera e prorpia ‘centrale’ di assemblaggio e vendita di smartphone di ultima generazione, tutti assolutamente contraffatti. Alla scoperta si è giunti sviluppando le attività informative finalizzate a risalire ai canali di approvvigionamento dei prodotti contraffatti, e non, che arrivano quotidianamente nel centro storico della città lagunare per la vendita abusiva ambulante. Il magazzino individuato dai Carabinieri era in zona via Piave, a Mestre, ed era gestito da uno straniero di origini del Bangladesh.
La ‘centrale’ era perfettamente attrezzata, con tanto di laboratorio sul retro, per l’acquisizione sul mercato illegale di componenti di elettronica contraffatta ed era specializzato nell’assemblare smartphone di ultima generazione, delle marche più note e apprezzate, completamente fasulli. All’interno del magazzino sono stati rinvenuti telefonini già assemblati o da assemblare e centinaia di parti di ricambio, come schede di memoria, display marchiati, dorsi, tutti riproducenti le marche più note, ovviamente contraffatte. Complessivamente sono stati rinvenuti oltre 400 pezzi contraffatti, per un valore commerciale stimato di una decina di migliaia di euro.
A Mestre la centrale degli smartphone contraffatti venduti a Venezia
I prodotti che sono stati sequestrati dai carabinieri erano in parte pronti per la vendita, a prezzi di mercato ribassati rispetto agli originali, e in parte stoccati nel laboratorio sul retro, dove vi era l’attrezzatura per l’assemblaggio e decine di scatole, ciascuna contenente la singola tipologia di prodotto, distinti per marca e modello. La maggior parte dei prodotti sequestrati erano conservati all’interno di buste di plastica, con un adesivo che oscurava il marchio contraffatto: al momento dell’assemblaggio i contraffattori rimuovevano gli adesivi che occultavano i marchi, ricomponevano il telefono, gli installavano il software e il sistema operativo “craccato” e lo ponevano in vendita tra quelli originali e a prezzi allettanti, per un giro d’affari di migliaia di euro.
I pezzi di ricambio fasulli servivano anche per effettuare riparazioni di telefoni originali lesionati: chi aveva il display rotto o desiderava un dorso di un altro colore per il proprio telefono originale poteva rivolgersi ad alcuni negozi per la riparazione o l’acquisto del pezzo di ricambio. Il cliente era convinto di poter contare su pezzi originali ed invece acquistava patacche solo simili ai prodotti delle case madri.