L’idea è partita da Roma, Milano, Torino, Firenze e Napoli e già ha trovato l’adesione di Verona e Bologna: ci pare di dover segnalare l’importanza di questo progetto che spotto il nome Italmercati realizza una sinergia di grande importanza per il Paese. L’obiettivo dichiarato è costituire una vera e propria Rete d’Imprese che riunisca i più importanti mercati agroalimentari d’interesse nazionale per lanciare progetti comuni e attuare economie di scala.

C’è già un esempio concreto, un Bando per l’Energia che, attraverso una gara pubblica per la fornitura di energia elettrica, a partire dal 2016 permetterà ai Mercati aderenti un notevole risparmio. Poi ci sono le azioni strategiche già impostate quali un Protocollo sulla sicurezza alimentare e l’impegno per il riconoscimento del ruolo pubblico dei Mercati e l’esenzione dall’IMU delle aree mercatali. E complessivamente c’è la volontà dei sette soggetti fin qui coinvolti di allargare anche ad altre realtà la partecipazione e di condividere all’interno di Italmercati le ‘buone pratiche’ che ciascuno realizza già oggi.

Bisogna dire che anche la recente fotografia scattata dal Censis sul futuro dell’Italia (non è un testo indiscutibile, ma solitamente le indicazioni che esprime sono ben motivate) attribuisce alla filiera agroalimentare un ruolo trainante dell’economia del nostro paese. La fase di commercializzazione che passa attraverso i mercati generali può in questo senso avere un ruolo assai rilevante. Lo abbiamo visto con il latte: la mediazione del Governo è stata utile perché Lactis riconoscesse ai produttori quei centesimi in più al litro che possono garantire la copertura dei costi di produzione. Con i pomodori, le pesche, l’uva si possono creare situazioni analoghe: il coordinamento (non la statalizzazione) può essere un contributo per valorizzare questa risorsa del nostro territorio. Magari con benefici anche per i consumatori. Magari….


Mario Ongaro