Anche nel momdo dell’enologia esistono le belle favole e così vitigno-Cenerentola quale era il Ciliegiolo, che molti umbri coltivano per il vino da mettere in tavola tutti i giorni, è oggi diventato un cru, in carta da Bastianich e Eataly a New York. Merito (anche) di Leonardo Bussoletti, commerciante prima ed oggi produttore di vino con etichette al top nelle guide enologiche d’Italia. Con le uve dimenticate che un tempo era presenti su 5mila ettari in Umbria e che oggi lo sono in appena 50 ettari, le sue etichette partono dai 40 dollari in su sui mercati esteri.
Nella sua Narni, Bussoletti conduce in biologico sette ettari di vigna, principalmente composte da vitigni autoctoni: Ciliegiolo (4 ettari), Grechetto di Orvieto e quello di Todi (2 ettari in totale) e Trebbiano (1 ettaro) per una produzione di circa 30mila bottiglie. Non dichiara il bio in etichetta ma lo certifica e, insieme all’agronomo Federico Curtaz, segue i principi del disciplinare ‘Suolo e salute’ attraverso fermentazioni spontanee, senza lieviti selezionati ma con l’utilizzo di proprie uve.
Leonardo Bussoletti è presidente dell’Associazione Produttori di Ciliegiolo di Narni che raduna sette vignaioli locali. Una rete che mira a promuovere questa antica varietà di uva attraverso un bollino che certifica il rispetto di un disciplinare di produzione a bassa resa e la vinificazione in purezza.