Sono dieci le nuove varietà di vitigni, cinque a bacca rossa e cinqua e bacca bianca, che dall’agosto scorso sono iscritte nei registri e possono quindi essere coltivate. La loro specificità sta nella resistenza alle malattie: dopo oltre 15 anni di ricerca dell’ateneo di Udine e dell’Istituto di genomica applicata (IGA), i primi vitigni resistenti alle malattie in Italia sono stati selezionati e presentati ufficialmente in Friuli Venezia Giulia. Ci sono voluti centinaia di incroci, decine di migliaia di piante valutate, oltre 500 micro-vinificazioni ripetute negli anni all’Unione Italiana Vini di Verona e ai Vivai Cooperativi di Rauscedo, ma alla fine il risultato promette ottime performance per il futuro.
Gli incroci sono stati eseguiti all’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei” di Udine, dove sono state valutate oltre 24 mila piante. Un esempio positivo che esalta una delle eccellenze della regione Friuli Venezia Giulia, la leadership mondiale nel vivaismo viticolo, visto che da qui arriva oltre il 40% delle barbatelle da vite mondiali. Il progetto di ricerca era stato avviato nel 1998 per ridurre l’utilizzo di pesticidi in questo settore e rispondere alla situazione critica della viticoltura in Europa, attività agricola tra le più impattanti sull’ambiente, che, pur occupando soltanto il 3,3% della superficie agricola, utilizza ben il 65% di tutti i funghicidi impiegati in agricoltura.