Stando ai dati diffusi da Eurobarometro, il servizio della Commissione europea istituito nel 1973, almeno il 55% degli italiani consuma cibo oltre la data impressa sulle etichette delle confezioni. Risulta che un italiano su tre getta nei rifiuti gli alimenti oltre la data indicata sulla confezione, uno su nove decide in base al tipo di alimento, ma tutti gli altri consumano quegli stessi alimenti, sempre che la confezione non sia danneggiata e il prodotto si presenti ancora in buono stato.
Il “nocciolo” della questione sta nelle due diciture di legge: “Da consumarsi entro…” e “Da consumarsi perferibilmente entro…”. Nel caso della prima, sulle etichette viene riportato il termine oltre il quale l’alimento non può più essere messo in commercio senza rappresentare un rischio per la salute dei consumatori. Una persona su cinque pensa che il cibo possa essere consumato anche dopo quella data, mentre una su quattro ha comportamenti differenti a seconda del tipo di alimento. Nel caso invece della frase “Da consumarsi preferibilmente entro…”, questa indica invece la data entro cui il prodotto manterrà intatte le proprie proprietà organolettiche, gustative e nutrizionali specifiche, se mantenuto in adeguate condizioni di conservazione, senza che questo comporti rischi per la salute se quel termine viene superato. Ma la crisi economica oppure una scarsa dimestichezza con queste diciture, fa sì che gli italiani si fidino maggiormente della propria personale valutazione nella scelta del cibo da consumare.