La contraffazione, la falsificazione e l’imitazione del Made in Italy alimentare nel mondo ha superato il fatturato di 60 miliardi di euro, con quasi 2 prodotti di tipo italiano su 3 in vendita sul mercato internazionale che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale.
ad un’interrogazione di europarlamentare della Lega Nord,che chiedeva di proibire la vendita e la diffusione di pomodori coltivati in Belgio ma esponenti l’etichetta Dop “San Marzano”, il Commissario dell’Ue all’agricoltura, Phil Hogan, ha in sostanza risposto che «la varietà di pomodoro San Marzano può essere coltivata al di fuori dell’aria geografica delimitata, cioè quella della Dop italiana “Pomodoro San Marzano dell’Agro-nocerino-sarnese”, e non è appannaggio dei produttori italiani»
Immediata la reazione del presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu, per il quale si è trattato di «dichiarazioni infelici e dannose. È un nuovo tentativo di omologare al ribasso le produzioni mentre il futuro dell’agricoltura sarda dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono la chiave del nostro successo. Chi sceglie di acquistare San Marzano in Europa e nel mondo è convinto di acquistare un prodotto italiano, per questo non si possono tollerare inganni dei consumatori ma neanche la concorrenza sleale nei confronti dei produttori, impegnati nel rispettare rigidi disciplinari di produzione».
Per il commissario Ue il San Marzano non merita la tutela anticontraffazione
L’Italia è il Paese più forte al mondo per prodotti ‘distintivi’ con 271 prodotti a denominazione Dop e Igp (cui vanno aggiunte due Specialità agroalimentari tradizionali – Stg), per un totale di circa 90mila addetti e 150mila ettari coltivati. Il valore della produzione è di 6,6 miliardi di euro, mentre il valore dell’export 2014 ammonta a 2,4 miliardi di euro, in crescita del 5% rispetto all’anno precedente. A questi vanno aggiunte le 523 denominazioni di origine per i vini e le 39 indicazioni per gli altri prodotti alcolici, con 200mila produttori e 350mila ettari di vigneti, per un valore della produzione di 7,1 miliardi di euro, oltre ai 4,3 miliardi di euro delle esportazioni. Il tutto per un fatturato al consumo di 13,5 miliardi di euro.
«Stiamo parlando – sottolinea ancora il presidente Cualbu – di produzioni conosciute in tutto il mondo e che l’Unione Europea deve tutelare sulla base del regolamento n. 1151/12. La norma sulla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli ed alimentari prevede apposite sanzioni amministrative per tutti coloro che utilizzano impropriamente segni distintivi di un prodotto nella presentazione e nella commercializzazione». Dalla lotta alla contraffazione e alla falsificazione dei prodotti alimentari italiani di qualità potrebbero nascere trecentomila nuovi posti di lavoro. A differenza di quanto avviene per altri articoli come la moda o la tecnologia, a taroccare il cibo italiano non sono i Paesi poveri, ma soprattutto quelli emergenti o i più ricchi a partire proprio dagli Stati Uniti e dall’Australia.