Fabio Manara, presidente di Compag, l’associazione nazionale dei commercianti di prodotti per l’agricoltura, ha lanciato un drammatico allarme: una vasta parte delle 776 mila aziende olivicoltrici italiane è a rischio chiusura perché più del 70% delle piccole e medie imprese agricole risulta essere inadempiente in quanto non in possesso del patentino richiesto dalla legge che regolamenta l’uso dei fitofarmaci.
La legge è entrata in vigore lo scorso 26 novembre. È il Piano d’azione nazionale, Pan, prevede che tutti i fruitori di agrofarmaci, da chi li compra a chi li vende, siano in possesso di regolare patentino rilasciato da organi competenti a seguito della frequentazione di un corso di abilitazione. Ma i corsi, denuncia il Compag, sono inesistenti o insufficienti in tutta Italia. Lo Stato ne ha demandato l’organizzazione alle Regioni e queste si sono affidate ad organi territoriali come l’ispettorato agrario, la Forestale, le Ulss, l’Avepa o altri enti di formazione. Il risultato però è che i corsi non ci sono e imprenditori grandi e piccoli, hobbisti, produttori amatoriali e appassionati di ogni genere si trovano fuori legge, impossibilitati ad acquistare quanto serve per combattere batteri e insetti devastanti come la mosca dell’olivo Bactrocera oleae, la tignola dell’olivo Prays oleae, la cocciniglia Saissetia oleae.
Mancano i corsi per il patentino fitosanitario e gli ulivi muoiono
Gli ulivi secolari, che nulla capiscono di burocrazia e ritardi istituzionali, nel frattempo si infestano, diffondono l’infestazione, si seccano e muoiono, rendendo inutilizzabili intere aree contaminate. Nel grido d’allarme lanciato dal presidente Manara c’è la preoccupazione per la scomparsa dell’olio che si comprava dal contadino amico, che si trovava nel ristorante a km zero. L’olio extravergine prodotto in quantitativi limitati e così fortemente legato alla specifica zona agricola, così caratterizzato per densità e sapore, rischia di scomparire e, peggio, si fermerà una filiera che occupava 1 milione e 150 mila ettari di terreno agricolo e che produceva oltre tre milioni di quintali di olive per un controvalore di circa un miliardo di euro.
L’accusa dell’associazione nazionale dei commercianti di prodotti per l’agricoltura si fa ancora più circostanziata contro le Regioni del Veneto e della Lombardia. I due enti regionali, infatti, sono intervenuti restringendo ulteriormente la norma nazionale ed hanno escluso dall’acquisto di fitofarmaci anche le realtà terze in possesso di patentino e fino ad ora utilizzate dalle aziende agricole con regolari contratti. Un’interpretazione che vieta alle aziende agricole la possibilità, fino a ieri riconosciuta dalla legge, di appaltare il lavoro di esecuzione dei trattamenti fitosanitari ad aziende abilitate.