Crisi climatica e attività umane influiscono sulla crisi idrica
Alcuni effetti dei cambiamenti climatici come le temperature elevate e le scarse precipitazioni sono tra le maggiori cause della siccità. Soprattutto in Italia, la situazione è aggravata da una gestione non sostenibile delle risorse idriche e da infrastrutture ormai obsolete. Secondo l’ultimo report dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) le condizioni potrebbero addirittura inasprirsi: le analisi degli scenari climatici futuri prevedono infatti un aumento del rischio di siccità con un incremento particolarmente significativo nella regione mediterranea.
Un fenomeno complesso e multidimensionale
La siccità è generalmente definita come un fenomeno che si sviluppa gradualmente nel tempo in seguito ad un lungo periodo di scarse precipitazioni, provocando uno squilibrio idrogeologico. Tuttavia, trattandosi di un evento complesso e multidimensionale, la sua definizione rimane spesso soggetta a interpretazioni flessibili. Esistono infatti diverse tipologie di siccità che sono tra di loro interconnesse ma che variano in base alla durata dell’evento. Le quattro categorie di siccità possono essere così riassunte: siccità meteorologica, che costituisce la definizione più comune, facendo riferimento alla siccità come una persistente carenza di precipitazioni, spesso accompagnata da altri fattori climatici quali alte temperature, venti intensi e bassa umidità che contribuiscono ad aggravare l’evento; siccità agricola, che si sviluppa quando la continua assenza di precipitazioni (siccità meteorologica) comporta un calo dell’umidità nel suolo, causando stress idrico alle piante e riducendo così le rese delle colture; siccità idrologica, che si verifica quando il persistente deficit di umidità nel suolo causa una diminuzione del flusso dei corsi d’acqua e dell’accumulo idrico nei bacini, generando così una significativa riduzione della disponibilità idrica; siccità socio-economica e ambientale, che comprende l’insieme degli impatti derivanti dal disequilibrio tra la disponibilità della risorsa idrica e la domanda in ambito sociale, nella tutela degli ecosistemi terrestri ed acquatici, nonché nelle attività economiche.
Come l’essere umano contribuisce ad aumentare il rischio di scarsità idrica
La siccità rappresenta un fenomeno naturale il cui principale fattore scatenante è legato alla variabilità delle precipitazioni o delle nevicate (per le zone di alta quota). Tuttavia, l’incremento degli episodi di siccità verificatosi negli ultimi anni, sia in termini di durata, frequenza ed intensità, è da attribuire principalmente alle attività antropiche. Le azioni dell’essere umano nel corso dell’ultimo secolo hanno generato cambiamenti climatici sempre più evidenti: l’aumento delle temperature e le modifiche nei regimi delle precipitazioni e delle nevicate contribuiscono pertanto a rendere gli eventi di siccità sempre più comuni e impattanti. In Italia, ad esempio, si osservano inverni sempre più secchi con una riduzione delle precipitazioni nevose sulle Alpi, fondamentali per rifornire i bacini idrici. Le attività umane contribuiscono inoltre ad accrescere la scarsità idrica – o stress idrico – che si verifica quando la domanda di risorse idriche supera la disponibilità degli ecosistemi naturali. Tra queste azioni vi sono prelievi idrici eccessivi e gestione non sostenibile delle risorse (per esempio in Italia l’estrazione di acqua dalle falde sembra avvenire a ritmi eccessivi, tanto che l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha classificato il nostro Paese come uno con un livello medio-alto di stress idrico; inoltre, le infrastrutture idriche sono datate (in Italia a causa delle tubature danneggiate si registrano perdite fino al 42% dell’acqua immessa nei sistemi) e c’è poi una crescente urbanizzazione e uso del suolo, che riducono la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua.
Rischi economici e impatti ambientali
Solitamente il primo settore a risentire degli effetti della siccità è quello legato all’agricoltura. Secondo la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), infatti,l’83% di tutti i danni causati dalla siccità nel mondo sono registrati dal settore agricolo. Nel 2022, la grave siccità che ha colpito l’Italia ha fatto registrare una perdita di produzione di tutto il comparto agroalimentare di circa 6 miliardi di euro. Altri settori che risentono dei danni della siccità sono in particolare quello energetico, dove l’acqua riveste un ruolo fondamentale per la produzione idroelettrica, e il settore turistico, strettamente legato ad attività ricreative nei fiumi e nei laghi. Inoltre, il clima secco e arido dovuto alla siccità contribuisce a creare condizioni favorevoli per un aumento di incendi boschivi con conseguenze devastanti per boschi e foreste. Oltre ai conseguenti impatti economici, si osserva che la siccità comporta effetti negativi anche sull’ambiente. A subire i danni più rilevanti sono gli ecosistemi acquatici, dove la carenza di risorse idriche porta alla degradazione dell’ecosistema stesso, con conseguente perdita di biodiversità che colpisce pesci, piante e altri organismi. Infine, il deterioramento dei sistemi naturali e la diminuzione della biodiversità portano a una conseguente riduzione dei servizi ecosistemici, essenziali per l’essere umano e per la vita sulla Terra.
Gestione sostenibile della risorsa e soluzioni basate sulla natura
Da questo contesto emerge la necessità e l’urgenza di adottare un nuovo approccio integrato nella gestione della risorsa idrica e individuare soluzioni adeguate per adattarsi agli impatti della siccità. Una pianificazione e gestione integrata della risorsa idrica a scala bacino che assicuri una equa distribuzione dell’acqua tra tutti i suoi utilizzatori (agricoltura, energia, per usi civili, per l’ambiente) rappresenta uno primo passo verso la protezione della risorsa a lungo termine. L’acqua dovrebbe essere erogata in base alla reale disponibilità della risorsa idrica, rispettando le norme relative al “deflusso ecologico”. Bisogna inoltre ridurre le ingenti perdite di acqua nelle reti di distribuzione attraverso investimenti ed interventi strutturali. Le Nature Based Solution (Nbs) – soluzioni basate sulla natura – rappresentano un contributo virtuoso ed efficace per far fronte alla siccità. Le foreste di infiltrazione ne sono un esempio, in quanto esse permettono di ricaricare falde acquifere garantendo allo stesso tempo nuovi habitat per la biodiversità. I bacini di ritenzione invece hanno la funzione di stoccare le acque piovane e servono come riserva d’acqua in periodi di siccità. Le Nature Based Solution contribuiscono inoltre al benessere dei cittadini creando nuove opportunità ricreative e supportano gli agricoltori in pratiche irrigue più sostenibili.
Il contributo di Etifor
Etifor (società di consulenza ambientale altamente specializzata nata all’interno del Dipartimento territorio e sistemi agro-forestali dell’Università di Padova) sta contribuendo a salvaguardare la risorsa idrica mettendo in pratica Nature Based Solutions come Bosco Limite, (nella foto in alto, credit Etifor) la più grande area forestale di infiltrazione del Veneto. Altre azioni includono i miglioramenti ambientali realizzati nell’area del Medio Brenta attraverso il progetto LIFE Brenta 2030. Tali interventi includono la realizzazione di Nature Based Solutions come aree umide, prati e boschi umidi planiziali (cioè di pianura) che concorrono ad aumentare la quantità e a migliorare la qualità della risorsa idrica, preservando allo stesso tempo la biodiversità locale.
(Fonte: Etifor/Argav)
24 luglio 2024