Coldiretti denuncia un crollo del 30% delle produzioni e chiede un piano di bacini anti-siccità .
La siccità, con il mare che entra nel Po facendo avanzare nelle aree interne il cuneo salino, minaccia il 30% dell’agroalimentare Made in Italy prodotto nel bacino della Pianura Padana e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo.
È l’allarme lanciato dalla Coldiretti in relazione all’ultima ondata di caldo e siccità che stringe d’assedio l’Italia con 19 città da bollino rosso e il mare avanzato nel Delta del Po per una lunghezza record di 30 chilometri. Siamo di fronte a un impatto devastante sulle produzioni nazionali che fanno segnare cali del -45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, -20% per il latte nelle stalle con le mucche stressate dal caldo afoso, -30% per il frumento duro per la pasta nelle regioni del sud che sono il granaio d’Italia.
I cali produttivi riguardano per oltre 1/5 delle produzione di frumento tenero, crolla di 1/3 la produzione di riso, -15% frutta ustionata da temperature di 40 gradi, -20% cozze e vongole uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po, dove si allargano le zone di “acqua morta”, assalti di insetti e cavallette che solo in Sardegna hanno già devastato quasi 40 mila ettari di campi.
Tutto in un momento in cui l’Italia è dipendente dall’estero in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo.
«La situazione di fiumi e laghi – afferma il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – l’aumento delle temperature e l’impatto della siccità sulle produzioni agricole nazionali dimostra l’esigenza di accelerare sulla realizzazione di un piano per i bacini di accumulo, poiché solo in questo modo riusciremo a garantirci stabilmente in futuro le riserve idriche necessarie al nostro Paese.
L’Italia recupera solo l’11% dell’acqua piovana, ma con un sistema nazionale di invasi potremmo arrivare al 50% evitando così situazioni di crisi come quella che stiamo soffrendo anche quest’anno».