Dimostrata l’associazione tra esposizione a Pfas e mortalità per malattie cardiovascolari
Un nuovo studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Health, ha rivelato l’impatto devastante della contaminazione da sostanze per-fluoroalchiliche e poli-fluoroalchiliche (PFAS) sulla mortalità della popolazione che risiede nei comuni veneti più colpiti.?
Nel 2013 in Veneto è stata scoperta una vasta contaminazione delle acque che ha interessato maggiormente i 30 comuni della cosiddetta “Area Rossa”, nelle province di Vicenza, Padova e Verona, dove le PFAS sono state rilevate in concentrazioni preoccupanti nelle acque superficiali, sotterranee e potabili, avvelenando circa 350.000 persone.
La ricerca, condotta dal prof. Annibale Biggeri assieme al suo team dell’Università di Padova, in collaborazione con ricercatori dell’Istituto Tumori della Romagna, il Servizio Statistico dell’Istituto Superiore di Sanità e con il contributo di citizen science del gruppo Mamme NO PFAS, ha evidenziato un aumento della mortalità. Per l’esattezza, dal 1985 al 2018, si è registrato un eccesso di oltre 3800 morti rispetto all’atteso, una morte in più ogni 3 giorni. Per dare un’idea più concreta, è come se in questi 34 anni fosse scomparsa la popolazione totale di due comuni dell’Area Rossa: Orgiano (3000 abitanti) ed Asigliano (800 abitanti).
MORTALITÀ: AUMENTO PER TUTTE LE CAUSE
Lo studio ha rivelato che, dal 1985 al 2018, si è verificato un aumento di decessi per tutte le cause nella popolazione dell’area contaminata. In particolare, per la prima volta, è stata dimostrata un’associazione causale tra l’esposizione alle PFAS e un rischio elevato di morte per malattie cardiovascolari.
TUMORI: I GIOVANI SONO I PIÙ COLPITI
Tramite l’analisi delle diverse classi d’età, lo studio ha evidenziato un aumento del rischio di insorgenza di malattie tumorali al diminuire dell’età. La popolazione più giovane, esposta ai PFAS già durante l’infanzia, è quella che paga il prezzo più alto.
MAMME PROTETTE, FIGLI AVVELENATI
Sorprendentemente, si è anche osservato un effetto protettivo nelle donne in età fertile. Questo fenomeno potrebbe essere attribuito al trasferimento, già ampiamente documentato in letteratura scientifica, delle PFAS dal sangue materno al feto durante la gravidanza e l’allattamento, e alla conseguente diminuzione di livelli di PFAS nelle madri.
STUDIO DI COORTE: NESSUNA SCUSA
Queste drammatiche evidenze scientifiche sottolineano che non esistono più scuse per ritardare ulteriormente l’avvio dello Studio di Coorte, deliberato dalla Regione del Veneto già nel 2016, ma mai iniziato. E no, il Piano di Sorveglianza Sanitaria non basta perchè ha metodi e obiettivi diversi. In particolare lo Studio di Coorte è fondamentale in questo contesto per diverse ragioni tra cui l’analisi a lungo termine, l’identificazione dei fattori di rischio, il delineamento di informazioni per le politiche di salute pubblica. Pertanto, nonostante il Piano di Sorveglianza Sanitaria fornisca informazioni preziose sulla salute della popolazione esposta, lo Studio di Coorte è un complemento indispensabile per comprendere a fondo l’impatto della contaminazione da PFAS sulla salute umana.
Ci interfacceremo con tutti gli enti e le istituzioni preposte perché siano comprese la necessità e l’urgenza di questo Studio di Coorte di cui la popolazione colpita ha diritto!
Questo nuovo studio conferma ulteriormente il livello di tossicità di queste sostanze, che ormai sono presenti ovunque, dall’aria, all’acqua, a quello che mangiamo. Pertanto sosteniamo con forza la necessità di bandire la produzione e l’utilizzo delle PFAS, come intera classe di sostanze, a livello globale.
Per maggiori informazioni, si prega di consultare lo studio completo disponibile al seguente link:
https://ehjournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12940-024-01074-2
9 maggio 2024