Dalla plastica degli imballi ai refrigeratori per il trasporto internazionale di frutta e verdura
Per ora non è ancora un progetto industrializzato, ma si propone come una soluzione futura che potrà essere importante per la tutela dell’ambiente: i ricercatori dalle università di Harvard e Rutgers hanno annunciato di aver messo a punto una specie di “pellicola spray” che potrebbe sostituire gli attuali, inquinanti metodi di confezionamento e imballaggio degli alimenti.
Composta prevalentemente di biopolimero e polisaccaride, il carboidrato più comune nel cibo, la “pellicola spray” riesce a proteggere in modo efficace dagli ammaccamenti più leggeri la frutta e la sua formula contiene degli antibatterici naturali, come acido citrico e olio di timo, che proteggono dall’attacco di batteri e virus esterni riuscendo a ridurre in modo significativo il naturale processo di decadimento.
Secondo i primi test di laboratorio, un avocado protetto con questo speciale composto è durato il 50% in più rispetto alla media. Il vantaggio è che il film è rapidamente biodegradabile: bastano tre giorni. I residui si possono risciacquare facilmente con l’acqua.
Ma il cibo inquina anche perché si calcola che generi il 6% delle emissioni globali di gas serra. L’università di Sidney ha appena pubblicato su Nature Food uno studio che dimostra che “il trasporto rappresenta circa il 19% delle emissioni totali del sistema alimentare e il trasporto di merci a livello globale associato al consumo di frutta e verdura contribuisce al 36% delle emissioni di chilometri di cibo, quasi il doppio della quantità di gas serra rilasciati durante la loro produzione”.
La carne, si legge nello studio, ha un’impronta ecologica pesantissima in fase di produzione, sette volte più alta di quella della frutta e della verdura, ma ha ridotte emissioni per il trasporto. Al contrario, l’uso di refrigeratori per il trasporto su lunga distanza di frutta e verdura, anche per la crescente richiesta di prodotti fuori stagione, fa lievitare oltre ogni limite l’impronta ecologica di questi alimenti.
«Prima del nostro studio – spiega David Raubenheimer, coautore della ricerca – la maggior parte dell’attenzione nella ricerca sull’alimentazione sostenibile si è concentrata sulle elevate emissioni associate agli alimenti di origine animale, rispetto a quelli vegetali. Il nostro studio dimostra che, oltre a orientarsi verso una dieta a base vegetale, mangiare localmente sarebbe l’ideale, soprattutto nei Paesi ricchi».