I consumatori fanno la spesa meno spesso, quindi preferiscono prodotti a più lunga conservazione
Entro la fine dell’anno, sparirà dagli scaffali dei supermercati il latte fresco Granarolo. La società bolognese, leader della distribuzione di latte, conta su di una filiera di oltre 600 soci-allevatori in 12 regioni italiane e un fatturato complessivo da oltre 1,2 miliardi.
Ha deciso di abbandonare il mercato del latte fresco e lo ha fatto per assecondare le scelte dei consumatori: «Il consumatore sceglie sempre di più cibi con una durata più lunga, perché non fa più la spesa con la stessa frequenza di una volta. E poi c’è un tema di sostenibilità: buttare un litro di latte è un crimine» spiega il presidente Granarolo, Gianpiero Calzolari.
Ecco allora la scelta di spostare tutta l’attenzione verso il latte pastorizzato a temperatura elevata che gode di una data di scadenza allungata a 10 giorni.
Questo garantisce anche una riduzione degli sprechi: una parte rilevante del latte fresco scade nei banchi frigo prima ancora di essere venduta ed è consuetudine dei supermercati a ritirare dai banchi frigorifero le confezioni di latte prima della scadenza riportata sull’etichetta, con un evidente danno sul produttore e sul distributore cui spetta l’onere dei resi e del successivo smaltimento.
«Le norme sul latte fresco sono inadeguate, noi abbiamo chiesto senza successo di cambiarle. Ma il mercato è più intelligente e si è adeguato da solo — aggiunge Calzolari — In questi mesi, la società ha testato il nuovo latte pastorizzato. Gli assaggiatori non hanno trovato, a occhi chiusi, differenze tra le due bevande in termini di gusto e i valori nutrizionali sono mantenuti.
Finiti i test, ora i dati di vendita in negozio confermano la preferenza verso il latte che dura di più. I risultati sono molto positivi, abbiamo già una riduzione dei resi. Anche le catene della grande distribuzione hanno gli stessi riscontri, anche loro chiedono più latte a dieci giorni».