Sono vino, spumante, pasta e caffè i prodotti Made in Italy che viaggiano verso Ucraina e Russia
L’agroalimentare italiano non ha nemmeno avuto il tempo di festeggiare il record di un export volato ben oltre i 50 miliardi di euro che è stato subito richiamato con i piedi per terra da due preoccupanti fattori: l’aumento dei costi della materie prime e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Il primo allarme, secondo l’analisi che è stata fornita dall’Ismea, era approdato in Italia già nel mese di dicembre 2021 con l’impennata del prezzo del grano duro legata soprattutto al vuoto d’offerta dovuta al crollo dei raccolti in Canada (-60%), principale esportatore mondiale, e all’enorme domanda proveniente dalla Cina per il ritorno all’allevamento dei suini, dopo una epidemia di peste.
A ruota, frumento tenero, frumento duro e mais hanno raggiunto nel nostro Paese e all’estero quotazioni mai toccate prima, mentre il mercato dei futures alla borsa di Chicago manifesta una fortissima volatilità. Anche per le quotazioni del gas, la corsa al rialzo era iniziata prima dell’invasione russa dell’Ucraina, ma certamente il blocco degli approvvigionamenti dall’est ha messo ancor più in difficoltà il sistema produttivo, anche agroindustriale.
Direttamente, sono meno sensibili per la filiera agroalimentare del Made in Italy gli effetti commerciali della guerra scatenata da Mosca. L’interscambio tra l’Italia – Ucraina vede il nostro Paese al secondo posto come fornitore di prodotti agroalimentari per Kiev e al decimo posto tra i paesi clienti. Esportiamo soprattutto prodotti ad alto valore aggiunto come vino, caffè, pasta anche se la voce più rilevante è il tabacco da masticare o da fiuto. Il nostro Paese acquista dall’Ucraina soprattutto oli grezzi di girasole, mais (il 13% in volume delle forniture provenienti dall’estero nel 2020) e frumento tenero (5%).
Relativamente agli scambi agroalimentari con la Russia, l’Italia è il settimo fornitore di Mosca mentre il nostro ruolo tra i paesi acquirenti è del tutto trascurabile (33ma posizione). Anche in questo caso esportiamo soprattutto vini e spumanti, caffè, pasta.