La vita in campagna non è sempre salubre: sono 700 gli agricoltori che si sono
ammalati nel 2021
Secondo gli ultimi dati Inail disponibili, nel 2021 in Veneto le denunce di malattie professionali in agricoltura sono cresciute del +23% e sono stati ben 698 gli operatori che hanno presentato una denuncia all’Inail, quando nell’anno precedente erano stati 543.
“Questo dato – sottolinea in un suo allarmato comunicato Cia Veneto – ci restituisce una fotografia che stona con l’immaginario collettivo, ovvero quella dell’agricoltore che vive e lavora in ambienti sani.
La realtà è completamente diversa: si tratta di un mestiere che comporta, ancor oggi, un’importante usura fisica”. Negli scorsi mesi la stessa Cia Veneto, peraltro, ha predisposto un monitoraggio ad hoc.
«Stando a quanto emerso dalla nostra rilevazione – commenta il responsabile del Patronato Inac-Cia Veneto, Luciano Bozzato – registriamo un incremento di patologie quali l’asma e i tumori alle cute, alla trachea e alle pleura». Fra le altre malattie professionali più diffuse in agricoltura, il Patronato Inac Cia Veneto segnala inoltre disturbi dei dischi intervertebrali, entesopatie periferiche, mononeuriti dell’arto superiore e mononeuriti multiple, sordità, spondilosi, disturbi dei tendini. Oltre ad artrosi, lesioni interne del ginocchio, disturbi dell’orecchio, traumatismo dei nervi periferici del cingolo scapolare e dell’arto superiore.
«Rafforzare la sicurezza del settore – continua Bozzato – ed avere precise garanzie sulle tutele legate al benessere dei lavoratori agricoli, anche allargando il perimetro del sistema assicurativo: è questa la strada da intraprendere al fine di offrire le giuste garanzie ai lavoratori. Stupisce che nonostante lo scenario inequivocabile rappresentato e supportato dalle cifre, l’agricoltura non sia considerata tra le attività gravose e usuranti. A tale riguardo è rimasta tagliata fuori, ad esempio, dai beneficiari dell’Ape sociale e della pensione anticipata per i precari».
Forme di aiuti e finanziamenti sono stati sì attivati negli anni scorsi sia dal Governo sia dalla UE, ma, conclude Bozzato, «spesso tali contributi non giungono fino alle piccole aziende. Non è corretto, infatti, prevedere gli stessi bandi di gara per imprese che fatturano milioni di euro e per quelle con dei bilanci inferiori a 15mila euro».