Gli effetti stagionali dell’aumento della temperatura sono immediatamente percepibili da tutti i cittadini. Ma i cambiamenti climatici stanno provocando effetti più strutturali a cominciare dall’agricoltura. Ecco che così si sta verificando una vera e propria migrazione dei prodotti tipici verso nord, il che si traduce in Italia con un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture. Per questo l’olivo è arrivato quasi a ridosso delle Alpi e nella Pianura Padana si coltivano grandi quantità di pomodoro e di grano duro per la pasta.
Tutto questo emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti dell’aumento di 1,5 gradi di temperatura in Europa negli ultimi cinquanta anni evidenziati da un gruppo di ricercatori dell’ Istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna e dell’ Universita’ degli studi di Milano, con una ricerca pubblicata su Geophysical Research Letters.
Come abbiamo già scritto lo scorso 12 settembre, lo champagne si è dovuto inchinare ai cambiamenti climatici spostandosi nel sud dell’Inghilterra, ma gli effetti delle temperature più alte si vedono anche – sostiene la Coldiretti – in termini di aumento della gradazione dei vini nostrani. Un effetto che si estende in realtà a tutti i prodotti tipici. Il riscaldamento provoca infatti anche – precisa la Coldiretti – il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini. Una situazione che di fatto – conclude la Coldiretti – mette a ‘rischio estinzione’ il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche “essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani”.