Sarebbero salite a dieci le vittime in Germania a causa del contagio da batterio E.Coli in una partita di cetrioli di origine spagnola. La stima non è ancora confermate ufficialmente, ma a queste notizie si aggiungono almeno altri 25 casi sospetti in Svezia, sette in Danimarca, tre in Gran Bretagna, due in Austria e uno in Olanda. I cetrioli spagnoli incriminati sarebbero stati importati anche dalla Repubblica ceca e sono stati distribuiti anche in Ungheria, Austria e Lussemburgo.
In Germania si vive una vera e propria “psicosi” che, come scrive anche Coldiretti, fa sì che il consumatore tedesco non consumi più nessun tipo di ortaggio, compresa l’insalata, indipendentemente da dove provenga. In questo modo anche l’Italia, nel suo export verso la Germania, potrebbe essere danneggiata visto che esportiamo “nel paese del Cancelliere Merkel verdure e legumi per un valore di 460 milioni di euro nel 2010, in aumento del 28 per cento su base annua”.
In Italia, scrive la Coldiretti, “è consigliabile comunque preferire le ottime produzioni italiane verificando sull’etichetta, obbligatoria per legge, la provenienza dei cetrioli acquistati”. “L’Italia importa cetrioli e cetriolini dalla Spagna per un quantitativo che ha superato gli 8 milioni di chili nel 2010 ed i produttori spagnoli sono i principali fornitori di alimenti dell’Italia con un valore dell’export che è stato pari nel 2010 a 3,5 miliardi di euro in aumento del 19 per cento. L’ortofrutta fresca rappresenta una delle principali voci con un valore di 591 milioni di euro e in questo momento il nostro Paese è invaso da pesche, albicocche, ciliegie e susine provenienti dalla penisola iberica. Tutto questo, conclude la Coldiretti, “dimostra l’importanza dell’etichettatura di origine degli alimenti per garantire la sicurezza alimentare dei cittadini e la necessità di estenderla a tutti i prodotti alimentari, come previsto dalla legge recentemente approvata all’unanimità dal Parlamento italiano, la cui operatività è ingiustamente frenata dall’Unione Europea”.