Un segnale positivo contro la disoccupazione viene dalle campagne con una crescita del numero di occupati nel settore primario. I dati li fornisce l’Istat: nel quarto trimestre del 2010 gli occupati in agricoltura sono cresciuti del 2,5% (23.000 unità). La crescita, specifica l’Istituto di statistica, è concentrata nel Nord e, nel Mezzogiorno, soltanto nelle posizioni autonome.
Sono 891mila gli occupati agricoli in Italia nel 2010, dei quali 462mila indipendenti (+0,6%) e 429mila dipendenti (+3,3%). La crescita dell’occupazione riguarda sia le Regioni del nord (+3,1%) che quelle del sud (+2%) mentre in flessione sono quelle del centro (- 2%).
Le organizzazioni agricole aggiungono altri elementi al mero dato statistico. Su circa un milione di lavoratori del settore primario, lavorano anche 100 mila immigrati regolari provenienti da diverse aree del globo. Prevale la presenza dei lavoratori neocomunitari di provenienza rumena, slovacca e polacca, mentre tra gli extracomunitari i principali paesi d’origine sono l’Albania, ex Jugoslavia, India e Marocco. Per attività, gli immigrati sono una componente essenziale nella raccolta delle fragole nel Veronese, nella preparazione delle barbatelle in Friuli, nella raccolta delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte e negli allevamenti in Lombardia.
E poi ci sono i ‘casi’ nei quyali la presenza di lavoratori immigrati è divenuta indispensabile per le produzioni di qualità, dagli allevamenti dei bovini di razza piemontese a quelli delle vacche per il Parmigiano reggiano dove quasi un lavoratore su tre è indiano, ma anche nella raccolta delle mele della Val di Non, nella produzione del prosciutto di Parma e della mozzarella di bufala e nella raccolta delle uve destinate al Brunello di Montalcino.
“I dati – sostiene Coldiretti – dimostrano che l’agricoltura ha grandi potenzialità per battere la disoccupazione e che la stabilizzazione delle agevolazioni contributive per le aree montane e svantaggiate, prevista dalla legge ‘Stabilità 2011′, ha consentito di continuare a svolgere questa funzione essenziale”.