Fin qui si era parlato di stime e si poteva temere che ci fosse un po’ di ottimismo. Ma adesso  ci sono i dati definitivi sul commercio estero diffusi dall’Istat: nel 2015 l’export agroalimentare “Made in Italy” ha toccato la quota record di 36,8 miliardi di euro, di cui il 65% realizzato all’interno del mercato comunitario e il restante 35% fuori dai confini Ue. Una performance frutto di una crescita tendenziale sulle piazze straniere dell’11,2% per i prodotti freschi dell’agricoltura e del 6,5% per i prodotti dell’industria alimentare.

“Numeri positivi – è l’analisi dell’Ufficio Studi della Cia-Agricoltori Italiani – che, senza la perdite derivanti dall’embargo russo, avrebbero consentito al nostro agroalimentare di superare i 37 miliardi di euro”. «Occorrono risposte sul fronte commerciale e diplomatico – sostiene il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino a partire proprio dalla risoluzione della crisi russa che sta penalizzando fortemente le nostre produzioni. E sono altrettanto urgenti risposte di politica, in sede sia nazionale sia comunitaria, che vadano verso l’alleggerimento della burocrazia e la semplificazione, il riequilibrio dei rapporti di filiera, la remunerazione dei redditi delle aziende, la messa a punto di strumenti moderni per gestire le crisi di mercato. Se non si lavora urgentemente in questa direzione – conclude il presidente Scanavino – i risultati positivi sui mercati esteri rischiano di veder vanificati i loro effetti e le potenzialità del settore di restare inespresse».