La ‘guerra’ di sanzioni e controsanzioni tra l’Europa e la Russia ha i suoi vincitori: sono i produttori di ostriche del Mar Nero che negli ultimi quattro anni hanno aumentato la loro produzione di otto volte. Così hanno potuto sostenere la domanda del prelibato mollusco, in particolare da parte dei ristoranti di lusso più alla moda.
Erano gli allevamenti bretoni di ostriche in passato i principali fornitori del mercato russo e da soli esportavano circa 400 tonnellate di molluschi, quantitativo che era pari a circa 15% delle esportazioni della maggiori imprese nel 2014. Diminuite drasticamente le importazioni dalla Francia, le ostriche oggi consumate in Russia vengono allevate in due regioni: nell’Estremo Oriente, dove si pescano le ostriche selvatiche, e sulla costa del Mar Nero, in particolare nella regione di Krasnodar e nella Crimea. Nel Krasnodar la produzione ha raggiunto le 19 tonnellate alla fine del 2017, mentre in Crimea la produzione di 358 tonnellate di ostriche nel 2017 equivale al triplo dell’anno precedente.
Non sono più bretoni le ostriche nei ristoranti russi: arrivano dal Mar Nero
La società “Krymskiye moreprodukty” (“Frutti di mare della Crimea”), il fiore all’occhiello del settore, è oggi il principale fornitore di molluschi. Fondata nel 2015, poco dopo l’ingresso della penisola nella Russia, l’azienda alleva ogni anno 150mila ostriche su 150 acri nel Golfo di Donuzlav, che in realtà è un lago.
«I francesi – spiega il direttore della società Dionisy Sevastyanov – si trovano di fronte alla difficoltà di dissalare l’acqua salata del mare. La nostra acqua del Mar Nero ha 18 parti su mille di sale, la giusta quantità per l’allevamento delle ostriche, a quale i francesi arrivano artificialmente». In Russia vengono inoltre importate ostriche dalla Nuova Zelanda, dal Giappone, dalla Tunisia e dal Marocco: il mercato continua quindi fiorente, in barba alle sanzioni europee.