Nel 2011, l’agricoltura veneta ha presentato un saldo occupazionale positivo, in assoluta controtendenza rispetto agli altri settori economici. E’ quanto rileva un’analisi voluta dalla Regione e realizzata dal settore Studi Economici di Veneto Agricoltura. Un aumento modesto, di appena 451 unità in più nel rapporto tra cessazioni e assunzioni, pari dunque a meno dell’1 per cento della perdita complessiva di occupati registrata nello stesso periodo a livello regionale. A determinare quest’aumento esclusivamente la manodopera straniera, mentre la componente italiana presenta un saldo negativo. Altrettanto in controtendenza è il numero dei giovani imprenditori che si è insediato l’anno scorso nel primario, con un incremento costante sostenuto dal Programma di Sviluppo Rurale: siamo già a 1500 nuovi imprenditori under 40 in tre anni.
Le assunzioni in agricoltura costituiscono circa il 6 per cento del totale regionale, con una forte caratteristica di stagionalità. Per la quasi totalità si tratta di contratti di dipendenza (98,3 per cento del totale delle assunzioni), a tempo determinato (95 per cento). Riguardano in prevalenza maschi, stranieri (62,3 per cento), nella fascia di età 30 ®C 54 anni e si concentrano soprattutto nella provincia di Verona (56,4 per cento).
I lavoratori cosiddetti ‘indipendenti’ rappresentano il 67 per cento degli occupati agricoli, in costante diminuzione dal 2004(®C 32%), e a fine 2011 erano circa 46 mila contro i 23.500 dipendenti. A livello provinciale, gli occupati agricoli si concentrano prevalentemente a Verona (circa 21.900 addetti, 31 per cento del totale regionale), seguita da Vicenza (11 mila unità, 15,7 per cento)”. Il personale specializzato è il 20% e sono per lo più braccianti agricoli che lavorano nelle attività stagionali, come evidenzia la durata dei contratti: per il 20 per cento non supera 1 mese di lavoro, il 60 per cento si conclude entro tre mesi, per l’80 per cento non supera i sei mesi”.