“La Commissione ritiene che le disposizioni in vigore siano sufficienti e non intende proporre ulteriori atti legislativi o norme in materia”: la risposta di Phil Hogan a nome della Commissione europea sembra essere una sentenza senza appello per il miele prodotto in Europa e fuori dai confini comunitari.
Il tema era stato posto da Agnès Pannier-Runacher, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’economia e delle finanze francese che ha chiesto rendere obbligatoria la descrizione in etichetta dei Paesi d’origine del miele utilizzato nelle miscele che i confezionatori immettono sul mercato nazionale ed europeo. Una proposta che aveva trovato il pieno accordo della FAI-Federazione Apicoltori Italiani: «Quello proposto dalla rappresentante del Governo francese – aveva immediatamente dichiarato Raffaele Cirone, presidente della FAI – è un atto di assoluta trasparenza, di correttezza verso i consumatori, di salvaguardia dell’apicoltura di ciascuno Stato membro dell’Unione europea. Solo così potremo contrastare le crescenti frodi sul miele, specie quando la materia prima arriva dai mercati esteri e il Paese d’origine viene omesso, eluso o falsato».
Spetta a ciascuno Stato far rispettare le norme di sicurezza alimentare che già ci sono, anche per il miele
Nel 2018 in Italia, sono stati acquistati dall’estero 28 milioni di kg di miele, spendendo 85 milioni di euro. Circa metà del prodotto importato arriva formalmente dall’Ungheria, ma secondo i sospetti della FAI, non è da escludere un’altra origine visto che accade che le forniture siano triangolate da altri Paesi per evitare i dazi doganali. «È concorrenza sleale – conclude Cirone – e farebbero bene gli eurodeputati italiani a impegnare l’Unione europea su tale aspetto riportando la Direttiva miele 2001/110/CE alle originarie disposizioni».
Ma proprio su quest’ultimo aspetto risponde indirettamente il Commissario Phil Hogan quando precisa che: «Il miele commercializzato nell’Ue deve essere conforme alle norme della direttiva concernente il miele, nonché alle normative dell’Ue in materia di sicurezza alimentare: spetta agli Stati membri garantire la corretta attuazione di tali normative».