Migliaia di agricoltori hanno manifestato schierando i propri trattori alle banchine d’arrivo nel porto di Bari per l’arrivo di un mega cargo con grano canadese proprio alla vigilia della raccolta di quello italiano. L’allarme lanciato da Coldiretti sottolinea che la speculazione sul grano mette in pericolo la vita di oltre 300.000 aziende agricole, un territorio di 2 milioni di ettari sull’orlo della desertificazione e i livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy.
L’Italia è il principale produttore europeo, e secondo mondiale, di grano duro destinato alla pasta: 5,1 milioni di tonnellate su una superficie coltivata pari a circa 1,4 milioni di ettari che si concentra nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia, Sicilia, Marche e Basilicata. Il taglio dei prezzi pagati agli agricoltori sotto i costi di produzione ha provocato praticamente la decimazione delle semine di grano in Italia con un crollo del 7,3% per un totale di 100mila ettari coltivati in meno.
Crollano i prezzi per gli agricoltori, si ingigantiscono quelli al consumo
Coldiretti denuncia la drammaticità della situazione determinata dal crollo dei prezzi pagati agli agricoltori che nella campagna 2016 sono praticamente dimezzati per effetto delle speculazioni e della concorrenza sleale. Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa il 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%.
C’è il rischio concreto di alimentare un circolo vizioso che, se adesso provoca la delocalizzazione degli acquisti del grano, domani toccherà gli impianti industriali di produzione della pasta con la perdita di un sistema produttivo che genera ricchezza, occupazione e salvaguardia ambientale.