L’enfasi data alla contraffazione della produzione agricola italiana da parte di realtà che vivono di illegalità, rischia talvolta di mettere in secondo piano quella che è la presenza delle organizzazioni criminali lungo tutta la filiera produttiva dell’agroalimentare nazionale. Proprio su questo aspetto era invece incentrato il convegno organizzato da Confagricoltura all’università “Luiss Guido Carli” di Roma dal titolo: “Le infiltrazioni criminali nell’economia agricola: effetti sulla competitività delle imprese e sulla salute dei cittadini”.
Le principali modalità con le quali la criminalità organizzata esercita la sua azione sul sistema agroalimentare parlano allora di usura e racket delle estorsioni; di sfruttamento della forza lavoro attraverso il ‘caporalato’; di imposizione di materie prime e imballaggi; e di gestione coatta del trasporto dei prodotti lungo la filiera agroalimentare, fino allo stoccaggio della merce. Più ‘tradizionali’ sono i reati di furto di bestiame e macellazione clandestina; di danneggiamento delle colture; di furti di materiali direttamente connessi al processo produttivo, come rame o mezzi agricoli, trattori e attrezzature agricole. E se contraffazione e Italian sounding colpiscono direttamente la produzione, ancor più grave per tutti i cittadini appare la depredazione e razzia del patrimonio boschivo: solo nel 2016 sono stati registrati 4.635 incendi sia dolosi sia colposi che hanno comporatato una perdita complessiva di 27 mila ettari di boschi e aree verdi, compresi pascoli e pinete.
La collusione con la criminalità potrebbe anche favorire i produttori sul piano della concorrenza
«Le attività di depredazione, controllo e imposizione delle mafie – ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – hanno determinato nel tempo un notevole squilibrio non solo nei rapporti fra gli operatori agricoli, ma anche fra questi e gli altri attori della filiera agroalimentare, facendo lievitare i prezzi al dettaglio dei beni alimentari e diminuendo drasticamente quelli all’origine. Un meccanismo perverso e fortemente distorsivo del libero mercato, che ha danneggiato principalmente gli imprenditori agricoli e i consumatori, soprattutto nel Mezzogiorno, ma non solo, dove l’azione delle organizzazioni criminali si fa più incisiva e pervasiva».