Un’idea nasce in Italia, ma i guadagni se li intasca chi produce senza rispetto per i lavoratori
Le piccole e prestigiose imprese artigiane, protagoniste del Made in Italy della moda, rischiano di essere strangolate dalla velocità di grandi aziende straniere che, sfruttando condizioni di vantaggio legate spesso al mancato rispetto dei diritti dei lavoratori, riescono ad anticipare le ‘loro’ uscite derubando l’originalità del prodotto italiano.
La denuncia è stata lanciata da Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda, a margine dell’evento di presentazione a Bruxelles della pubblicazione “Making IT- Fitting the Future” di Deloitte e Scuola Holden. Ha continuato Marenzi: «La contraffazione colpisce le aziende e genera fatturato illegalmente, alimentando un giro malavitoso e per questo deve essere affrontata a livello nazionale e europeo. Non siamo invece preoccupati per l’acquisizione di grandi marchi italiani da parte di gruppi esteri perché le acquisizioni di gruppi europei e francesi hanno portato beneficio alle dimensioni aziendali sui territori creando occupazione e innovazione. Bottega Veneta e Gucci non sono andate a produrre in Cina. Ciò che può rappresentare un problema per le imprese è piuttosto la delocalizzazione, cioè “quando portano via il nostro know-how”. Le conoscenze e le capacità delle maestranze sono infatti un valore aggiunto frutto di anni di lavoro, un fattore fondamentale per il successo delle aziende italiane».
Tra le istanze che Confindustria Moda ha portato all’attenzione della platea internazionale riunitasi per la presentazione di “Making IT- Fitting the Future” di Deloitte e Scuola Holden, ci sono, oltre alla lotta alla contraffazione, anche la protezione del Made in Italy e della proprietà intellettuale, nonché il difficile tema della reciprocità: «Importiamo facilmente dalla Cina, mentre l’esportazione verso l’Asia è problematica – ha concluso Marenzi – Tra le problematiche da affrontare anche i “mass market”, mercati di massa, che sfruttano e copiano modelli identici a quelli fatti in Italia producendoli fuori dall’Europa, a prezzi stracciati».