Crame è un acronimo, sta per Club Romagnolo Auto e Moto d’Epoca. Ma per gli appassionati del settore è il ‘marchio’ del più importante e tradizionale appuntamento per lo scambio di auto, moto, bici, accessori e ricambi d’Epoca. Una manifestazione, giunta quest’anno alla 42ª edizione, che anche ha fatto affluire sul prestigioso autodromo “Enzo e Dino Ferrari” di Imola circa 50 mila persone, e non solo dall’Italia.
«Per fortuna il meteo alla fine è stato più clemente del previsto – ha commentato il Patron del Crame, Bruno Brusa – Sono convinto che questo circuito oltre a essere un tempio dedicato alla velocità e alle competizioni, possa essere altrettanto valorizzato con eventi come questo dove, comunque, la passione per i motori rimane il fulcro centrale attorno al quale si muovono migliaia di appassionati che danno vita non solo all’autodromo ma all’intera città di Imola». Ma oltre agli appassionati, ad aggirarsi tra gli stand erano anche i finanzieri del Comando Provinciale di Bologna. Ed anche loro hanno trovato quel che cercavano: hanno sequestrato 15mila prodotti contraffatti.
Per le due persone denunciate la vendita dei falsi avrebbe potuto fruttare fino a 50 mila euro
Il mercato del falso in questo caso colpiva insegne pubblicitarie, oggetti d’arredo, oggetti in ceramica, adesivi resinati e patch, recanti i segni distintivi di note case automobilistiche. Non se ne è salvata una tra le più famose: “Ferrari” in prima fila, ma anche “Lamborghini”, “Porsche”, “Maserati”, “Mercedes”, “Jaguar”, “Alfa Romeo” ed altri marchi registrati quali “VR46”, “46 The Doctor”, “Adidas”, “Vespa”, “Harley Davidson”.
In particolare, le attività di prevenzione e repressione delle violazioni in materia di “tutela dei marchi” e della “sicurezza dei prodotti” eseguite dai militari della Compagnia di Imola e svolte nell’ambito delle ordinarie attività di controllo economico del territorio, hanno permesso di denunciare alla competente Procura della Repubblica due soggetti, uno di nazionalità italiana e l’altro di nazionalità ceca, per reati inerenti la contraffazione. I circa 15 mila articoli sequestrati, avrebbero permesso di realizzare un illecito profitto per oltre 50mila euro.