Come era stato preannunciato da Pechino il 5 giugno scorso, all’indomani delle decisioni della Commissione europea sui pannelli solari, la Cina ha annunciato di aver formalmente avviato una nuova procedura antidumping contro l’Unione europea, che stavolta mette nel mirino le importazioni di vino. Si tratta di una misura che cerca di aprire una frattura nel non già compattissimo fronte europeo, perché penalizza particolarmente paesi come Francia, Spagna e Italia, che esportano buona parte del vino europeo verso la Cina e che non si erano opposti ai dazi sui pannelli cinesi, mentre lascia quasi intoccata la Germania che invece aveva pubblicamente criticato i dati contro la Cina.
Negli ultimi mesi le dispute commerciali tra Cina e Ue si sono moltiplicate, e spaziano dall’acciaio alla ceramica. Per quanto riguarda il vino l’Ue ha esportato in Cina l’11,4 per cento della sua produzione 2012, per un ammontare di 763 milioni di euro con in testa la Francia (546 mln) seguita da Spagna (89 mln) e Italia (77 mln).
L’ipotesi cinese è che le agevolazioni agricole dell’Unione europea, anche per la produzione di vino, rappresentino un ‘aiuto di Stato’ che mette le importazioni in una condizione di vantaggio rispetto alla produzione locale, per la quale in quest’ultimo anno è segnalato un trend di consistente aumento.
Antidumping cinese: immediata la reazione europea
La Commissione Ue, che si è detta “delusa di apprendere di questa azione da parte della Cina”, secondo quanto si legge in una nota del portavoce del commissario al commercio Karel De Gucht. Bruxelles esaminera’ “in dettaglio” se il caso cinese è “coerente con il quadro del Wto”.
L’inchiesta della Cina è stata avviata dopo i reclami di alcuni produttori cinesi – il vino europeo è sempre più diffuso nel paese tra le classi medio-alte, soprattutto quello francese, italiano e spagnolo – e il ministero del commercio di Pechino dichiara sul suo sito internet che “seguirà strettamente le leggi cinesi e le richieste delle rilevanti norme del Wto”. Durante il processo d’investigazione, assicura il Ministero saranno seguiti “i principi di apertura, trasparenza ed equità, rispetterà pienamente i diritti legali di tutte le parti ed emetterà una decisione su fatti oggettivi e le rilevanti norme e regolamentazioni”.
La Commissione europea lo scorso 6 giugno ha imposto dazi dell’11,8% sui pannelli solari cinesi, che saliranno in media al 47,6% dopo 60 giorni – quindi dal 7 agosto – se non verrà trovato prima un “accordo amichevole” per risolvere la disputa, in attesa della decisione finale attesa il 5 dicembre.