Non era affatto un doc, ma comunissimo vino bianco: per questo l’Ispettorato della Tutela per la Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari di Emilia Romagna e Marche ha sequestrato 150 mila litri di vino bianco venduto in dame da 5 litri e etichettato come Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc.
L’operazione è scattata in una Cantina di Cossignano e nei confronti di una catena di distribuzione a Monteprandone (Ascoli Piceno) e a Perugia ed ha portato alla denuncia del titolare della Cantina per frode in commercio, con l’aggravante della falsificazione di vino tutelato con marchio Doc. Il vino qualunque era finito sugli scaffali dei supermercati, con i consumatori convinti di acquistare del Verdicchio jesino originale. Il fatto risulta essere oggi ancor più grave perché quest’anno il vero Verdicchio, che celebra i 50 anni di Doc, tanto che l’Istituto Marchigiano Tutela Vini si è rivolto ad uno studio legale di Grottammare per valutare la costituzione di parte civile.
La richiesta di Coldiretti al nuovo Governo per un inasprimento delle pene contro l’agropirateria
«L’Italia – commentano Maria Letizia Gardoni e Armando Marconi, presidenti provinciali Coldiretti, rispettivamente per Ancona e per Ascoli-Fermo – è il Paese con il maggior numero di controlli sul settore agroalimentare e questa è una sicurezza in più per i consumatori che posso così scegliere con la consapevolezza di acquistare prodotti di qualità. Da parte nostra chiediamo al nuovo Governo un inasprimento delle leggi sull’agropirateria per passare da multe che spesso sono da poche migliaia di euro alla chiusura delle attività che raggirano i consumatori, minandone la fiducia, a danno dell’immagine della stessa regione e di tutta la credibilità dell’agroalimentare marchigiano oltre che delle imprese del settore».