Il Report realizzato a gennaio 2018 dall’Office of the United States Trade Representative fa ammontare a 840 milioni di euro i proventi illeciti realizzati dagli internet service provider che non svolgono la propria attività nel rispetto delle regole e delle leggi vigenti in tema di proprietà intellettuale. Provider che promuovono, pubblicizzano e diffondono illecitamente contenuti, prodotti o servizi in violazione dei diritti di proprietà intellettuale.
L’avvocato Alessandro La Rosa, sul sito web dello Studio Previti, mette in luce alcune delle migliori pratiche degli Isp per limitare e prevenire il più possibile le violazioni di diritti di proprietà intellettuale attraverso piattaforme digitali e marketplace offline. Tra queste: “l’adozione di business model che prevedono la negoziazione di contratti di licenza con i titolari dei diritti, l’accelerazione dei tempi di risposta ai reclami dei titolari dei diritti e l’implementazione di tecnologie digitali per individuare e prevenire la diffusione di materiali illeciti sulle piattaforme online”.
Serve anche per l’Europa una lista nera dei mercati notoriamente dediti alla pirateria
Riguardo al confine tra i provider che fanno il loro lavoro onestamente e quelli che invece lucrano sull’illecito: «È sempre più difficile distinguere le due categorie di operatori – ha affermato La Rosa – e questo non fa altro che contribuire all’incremento di soggetti il cui primario, e talvolta unico, obiettivo è, appunto, lo sfruttamento monetario di materiali illeciti attraverso pubblicità correlate, abbonamenti premium alla piattaforma stessa, data breach e malware».
La Rosa suggerisce che le autorità competenti nel settore «predispongano quanto prima una “lista” europea dei mercati “notoriamente” dediti alla pirateria ed alla contraffazione, online e offline». Per i legislatori europei, infine, l’invito è a riflettere concretamente “sull’opportunità di non escludere incondizionatamente i cyberlocker ed i marketplace dai providers destinatari della Proposta di modifica della Direttiva Copyright nel mercato unico digitale”.