Il racket della contraffazione sta invadendo anche il Sudamerica e cresce a ritmi impressionanti. In Cile la polizia, affiancata da unità speciali che possono contare sul lavoro di attivissimi laboratori di criminalistica, ingaggia tutti i giorni una intensa lotta contro i contraffattori e tonnellate di prodotti sequestrati vengono sequestrate ogni anno, mentre quasi tredicimila persone sono finite in manette dal 2008 al 2010. L’epicentro di questo racket è Calle Miggs a Santiago, gli articoli più contraffatti sono sigarette, pezzi di ricambio per auto e moto e capi d’abbigliamento, per un tentacolare giro d’affari stimato intorno ai duecento milioni di dollari.
In Colombia la contraffazione viaggia a medie cinesi. La lista dei prodotti falsificati è chilometrica. Patenti di guida, licenze di taxi, targhe, miele, preservativi, reperti archeologici, farina, liquori, carte d’identità, cosmetici, antibiotici, analgesici, farmaci contro il cancro, contro l’Aids contro la malaria, mayonese, afrodisiaci ‘naturali’. La contraffazione riguarda anche le banconote, una ‘specialità’ nella quale per altro nessun paese può battere la Bolivia. I boliviani, stando a quanto riferiscono le forze di polizia internazionali, sono capaci di coniare banconote così perfette che solo i rilevatori a raggi ultravioletti riescono a smascherare.
Sorprendente è anche la contraffazione dei libri, come gli ultimi di Vargas Llosa e di Garcia Marquez. “Yo no vengo a decir un discurso” l’ultima fatica di Gabo è stato piratato in soli quattro giorni e venduto nelle strade colombiane a 8.000 pesos (circa 3 euro e 70) contro i 32.000 pesos (quasi 15 euro) della copia originale pubblicata da Random House Mondadori. E le copie piratate ‘garantiscono’ accuratezza della riproduzione e eccellente qualità della carta, elementi che rendono ancor più complicato dissuadere gli acquirenti sudamericani dal finanziare l’industria della contraffazione.