La lotta alla contraffazione non può limitarsi alla repressione. Lo si legge su “Tendenzeonline.info”, il webmagazine e newsletter inoltrata a tutti gli associati Indicod-Ecr. Questa è l’associazione italiana, che raccoglie circa 35mila imprese industriali e della moderna distribuzione, si occupa della diffusione degli standard adottati a livello mondiale e del suo segno più conosciuto: il codice a barre.
Riportando il dibattito sviluppatosi nel corso del workshop “Il mio nome è nessuno. Identità e contraffazione nei mercati moderni”, organizzato a Milano da Accademia Italiana AIDC in collaborazione con GS1 Italy | Indicod-Ecr e Cognex, il sito sottolinea gli interventi di Daniela Mainini, presidente del Consiglio Nazionale Anticontraffazione, e di Pierangelo Raffini, direttore marketing e comunicazione di Accademia italiana AIDC (auto identification & data captare). La tesi è che le imprese possono e devono avere un ruolo attivo nella prevenzione di quest’illecito e adottare sistemi di tracciabilità che rendano sempre più difficile ai malintenzionati perpetrarlo.
I sistemi di tracciabilità che consentano di contrastare la contraffazione non mancano e l’innovazione tecnologica sta potenziando la loro efficacia. «Un sistema anticontraffazione – ha ricordato Adriano Radice, vice presidente di Alfacod, società promotrice dell’Accademia Italiana AIDC – è tanto più efficiente, quanto più lo è il sistema di tracciabilità che governa il flusso dei dati e delle tracce dei prodotti della propria filiera produttiva. Certo, ancora oggi, malintenzionati potrebbero copiare un tag, un’etichetta, un bollino. Ma l’innovazione tecnologica sta mettendo a disposizione delle aziende strumenti per implementare la tracciabilità sempre più performanti e che impiegano nuovi materiali, più difficili da falsificare: si pensi alle carte con filigrana o agli inchiostri Uv».
Etichette innovative: inchiostri, filigrane, radiofrequenze
Parlando dell’innovazione tecnologica che sta mettendo a disposizione delle aziende strumenti per implementare la tracciabilità e contrastare la falsificazione, il workshop milanese ha sottolineato il ruolo delle tecnologie che si basano sugli standard GS1. Sistemi adottati a livello internazionale, utili sia all’identificazione univoca delle merci, tramite codici e tag, sia alla lettura, scambio e condivisione delle informazioni in essi contenute, tramite lettori di vario genere e regole comuni per dialogare con partner e stakeholder.
«Gli standard GS1 – ha spiegato Giada Necci, new solution specialist di GS1 | Indicod-Ecr – possono essere visti come una casa le cui fondamenta sono costituite dai numeri d’identificazione, che servono a riconoscere i prodotti, e il cui tetto è fatto da strumenti evoluti di tracciabilità e di visibilità dei prodotti, che abilitano la lotta alla contraffazione e garantiscono la sicurezza dei consumatori e la qualità/autenticità dei prodotti stessi».
Al debutto anche le le microetichette: si basa su microetichette in cristalli di silicio o di quarzo sui quali sono riprodotti in oro, argento, platino, palladio ecc. brand, codici di tracciabilità e d’anticontraffazione impressi con tecnologia di stampa elettronica ad alta definizione (un micron e anche meno). Le microetichette possono supportare un elevatissimo numero d’informazioni: da 2667 caratteri in quelle da 1×1 mm a 256 mila caratteri in quelle da 12×8 mm.