Nel 2011 la provincia di Padova ha esportato merci per 8 miliardi e 281 milioni di euro, con una variazione del +15,8% rispetto all’anno precedente. Un risultato che supera in valore assoluto il picco pre-crisi (7,615 miliardi nel 2007). Nonostante la recessione europea e il rallentamento dell’economia mondiale, la traiettoria di crescita prosegue nel primo semestre del 2012 con un +5,9%, superiore al dato regionale (+1,9%) e nazionale (+4,2%).
Analizzando la dinamica delle esportazioni e i mercati di sbocco nella prospettiva lunga, risulta che negli ultimi dieci anni (2000-2011) il peso dei nuovi mercati ha fatto un balzo in avanti di oltre 10 punti percentuali: dal 28,8% al 39,2%. Un balzo con un ritmo di incremento medio annuo del 7,6%. Tra i nuovi mercati si distinguono la Turchia, con un aumento medio annuo del +11,9% e una quota sull’export cresciuta dall’1,2 all’1,9%. Vengono poi la Russia con una crescita media annua +17,9% ed un peso che passa dall’1,3 al 3,7%, l’India (crescita media annua +19,2%, peso da 0,3 a 1,0%) e la Cina (variazione media annua +14%, peso da 0,7 a 1,7%). La quota relativa di questi nuovi mercati traccia una tendenza che va assecondata.
Export padovano: la ricerca di nuovi sbocchi è strategica
Dati alla mano sull’andamento dell’export di Padova, il presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin ha sottolineato che: «I numeri ci dicono che il peso sull’export di paesi come Turchia (dall’1,2 all’1,9%), Russia (dall’1,3 al 3,7%), India, Cina è raddoppiato o triplicato in pochi anni. Questo significa che la ricerca di nuovi sbocchi è strategica e paga sul medio periodo. Anche se la quota di questi mercati è ancora modesta e va accresciuta».
E se la vocazione all’export sta consentendo a molte aziende di reggere l’urto della crisi, per il presidente Pavin «è necessario allargare i confini, non stancarsi di prendere la valigia e giocare d’anticipo senza aspettare che i mercati maturi diano segni di saturazione, come sta già avvenendo. Questo vuol dire spingere con forza verso paesi-continenti come Cina, India, Brasile, che guidano la domanda mondiale con la capacità di assorbire prodotti ad alto valore aggiunto. Ma anche verso aree più vicine e accessibili come il Mediterraneo, il Medio Oriente e il Golfo».
Con un avvertimento che viene sottolineato dal presidente di Confindustria Padova: «bisogna presidiare i mercati, non limitarsi a vendere o trovare un distributore. Internazionalizzare vuol dire vedere dove va il prodotto, produrre direttamente nei mercati di sbocco e creare una rete di vendita, studiare i target e rafforzare le relazioni in loco. Solo attraverso questo percorso si può far valere la forza del Made in Italy».
Export padovano: tengono anche i mercati tradizionali
Tornando ai dati, oltre alle proiezioni per quanto riguarda i nuovi mercati, Confindustria Padova presenta anche le elaborazioni relative ai mercati tradizionali che costituiscono ancora lo sbocco principale delle esportazioni padovane, pari a 5 miliardi di euro nel 2011 contro i 3,9 miliardi del 2000, con una crescita media annua del 3,2%. Anche se la quota relativa è scesa dal 71,2% al 60,8%. Germania e Francia insieme assorbono il 24,6% delle esportazioni (la Germania è il primo mercato con il 14,6%). In flessione, ma sempre rilevante la quota di esportazioni verso il Regno Unito: dal 6,8% al 5,3%. Gli Stati Uniti, che nel 2000 assorbivano l’11% delle esportazioni padovane, hanno più che dimezzato la loro quota nel 2011 (4,6%) pur rimanendo il quinto mercato dell’export padovano.
Per quanto concerne la composizione merceologica, l’export della provincia di Padova è costituito per oltre il 40% da prodotti della meccanica. La metà di questi sono macchine per impieghi speciali: per l’industria alimentare, tessile, per l’industria della carta, di materie plastiche e macchine di impiego generale come pompe e compressori o macchine per il sollevamento, per la refrigerazione, la confezione.