Con oltre 300 etichette di acque minerali sul mercato, un consumo pro capite annuo di 187 litri al giorno (erano solo 47 nel 1980) e 11 miliardi e mezzo di litri venduti in un anno (ai quali si aggiunge un miliardo di litri destinati all’export), il settore delle acque minerali italiane non sembra risentire della crisi delle risorse idriche denunciata da più parti, geologi compresi.
“Per conformazione orografica il nostro Paese è ricco d’acqua e le sorgenti si riempiono continuamente, assicurando un ricambio continuo anche se non piove per lunghi periodi – dichiara all’Adnkronos Ettore Fortuna, presidente di Mineracqua – Il rischio siccità? Lo ritengo decisamente remoto”. Una visione positiva rafforzata dalla crescita del mercato di settore. “Gli ultimi dati riferiti al periodo gennaio-settembre 2011 parlano di un +2,5% a livello di retail, ovvero di grande distribuzione, rispetto allo stesso periodo del 2010”.
Complice un patrimonio ricchissimo, come pochi altri al mondo, che vanta dalla Valle d’Aosta alla Sicilia 700 sorgenti di acque minerali censite, di cui 350 in commercio e altre 350 non imbottigliate. E complice anche l’elevato numero di etichette in commercio che attraverso la competizione assicurano un prezzo medio per litro tra i più bassi a livello comunitario: 20 centesimi di euro. Forse anche per questo l’Italia risulta essere il Paese con il maggior consumo di acqua minerale, subito dopo gli Emirati Arabi.