Sono una ottantina le aziende che hanno scritto al presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, per chiedere di fare di più nella lotta contro la contraffazione. Rappresentano un po’ tutti i settori che sono maggiormente vittime del fenomeno criminale: dalla moda allo sport, dai giocattoli all’elettronica. Tutte insieme sottolineano che il mercato dei falsi raggiunge la vertiginosa cifra di 400 miliardi di euro, cioè il 2,5% del commercio mondiale.
È praticamente pari al Pil dell’Austria o al 5% delle importazioni di tutto il continente e potrebbe far ripartire l’economia mondiale. Invece finisce nelle tasche delle organizzazioni criminali. La più colpita è l’Italia, con una quota del 15%, seguita da Francia e Svizzera al 12% e poi dalla Germania (8%).
L’associazione internazionale dei marchi denuncia il ritardo normativo
A Bruxelles, l’ultimo provvedimento legislativo Ue in materia di proprietà intellettuale risale al 2004, quando il problema principale sembrava essere la sola pirateria dei Cd musicali. Da allora le promesse sono state tante, ma anche l’ultimo tentativo di intervento legislativo è fermo da più di due anni.
Alain Galaski, dell’Association del intraprises de marque, l’associazione internazionale che raccoglie i marchi più famosi del mercato, dichiara esplicitamente: «Il ritardo di Bruxelles non è più accettabile. Soprattutto ora che l’industria della contraffazione può utilizzare i canali dell’ecommerce praticamente senza alcun controllo». Con la normativa attuale, infatti, Amazon, Alibaba e gli altri retailer non sono responsabili di quanto venduto sulle loro piattaforme. Serve una nuova normativa più moderna, per inglobare i colossi in questa battaglia mondiale.