Da una parte c’è la Avery Dennison, multinazionale statunitense che produce e distribuisce etichette di ogni genere, inventrice di quelle autoadesive nel 1935 e che nel 2007 ha acquisito la Paxar Corporation, leader globale nella fornitura di sistemi innovativi per il merchandising nei settori retail e dell’abbigliamento. Dall’altra c’è Evrything, una startup britannica fornitrice di etichette intelligenti, a volte dotate di sensori, in grado di interfacciarsi con applicazioni su smartphone e fornire una gran mole di informazioni.
Avery Dennison e Evrything hanno annunciato di aver raggiunto un accordo per la fornitura di etichette ‘parlanti’ da cucire o montare sugli abiti per rendere ciascuno di essi un pezzo unico, pur nella logica industriale. I dati raccolti dalle etichette saranno conservati su una piattaforma cloud sviluppata da Evrything. Ogni singolo capo d’abbigliamento infatti spedirà i suoi messaggi: non solo ospiterà le indicazioni di fabbrica per comunicarle all’acquirente, ma invertirà anche la comunicazione trasmettendo nel cloud i suoi dati. Per il produttore sarà quindi sempre possibile conoscere dove si trova il prodotto, lo stato di conservazione e la sua usura. Ma ciò consentirà al produttore anche una precisa profilazione del consumatore, dei suoi gusti e, al limite, dei suoi spostamenti. I primi prodotti così equipaggiati dovrebbero arrivare nei negozi nel giro di un paio di mesi.
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