In Unione Europea la vendita di prodotti di profumeria, per il trucco e per l’igiene personale contraffatti comporta per i legittimi produttori, distributori e rivenditori una perdita di fatturato pari a 4,7 miliardi di euro l’anno. In termini percentuali, nell’Ue a 28 la perdita è pari al 7,8% del totale delle vendite nel settore e il mancato introito si traduce in 50.000 posti di lavoro persi, perché il settore ‘legale’ vende meno di quanto avrebbe potuto e impiega un minor numero di lavoratori. In Italia, terzo produttore nell’Ue di cosmetici e altri prodotti per l’igiene personale e tra i maggiori consumatori dell’Unione insieme alla Germania e al Regno Unito, la perdita annua del settore in termini di mancate vendite dirette è pari al 7,9% (oltre 624 milioni di euro).
Lo comunica l’Uami, agenzia dell’Ue incaricata della registrazione dei marchi, disegni e modelli comunitari, che dal 2012 ha avviato l’Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale. Se si tiene conto anche dell’effetto a catena sui fornitori, il mancato fatturato delle imprese dell’Ue operanti nella legalità ammonta a 9,5 miliardi di euro, che si traducono nella perdita di circa 80.000 posti di lavoro. Inoltre, la contraffazione causa un mancato gettito pari a 1,7 mld dovuto all’evasione delle imposte sul reddito, dell’Iva e dei contributi sociali da parte dei produttori e rivenditori di prodotti contraffatti.