Si è creata una ‘specializzazione regionale’ per produrre i vari falsi che poi invadono le città
Lo studio “La contraffazione nel contesto economico attuale. I principali strumenti a tutela del Made in Italy”, condotto da Rome Business School, conferma che la vendita di prodotti contraffatti genera un fatturato illecito di oltre 30 miliardi di euro in Italia, con il settore abbigliamento e quello delle calzature che rimangono i più colpiti, e con una crescita esponenziale, a causa della pandemia, del mercato dei medicinali e delle forniture mediche false.
I numeri rilevano un incremento del +48% per l’abbigliamento, con un valore della produzione di falsi per 2,2 miliardi di euro pari al 32,5% del totale. Aumenta addirittura del +307% per le calzature e di oltre il 90% per le apparecchiature elettriche e quelle informatiche, con un valore della produzione di 1 miliardo di euro.
Non sempre però i prodotti falsi o contraffatti arrivano sul mercato nazionale dall’estero: c’è una produzione nazionale che è andata addirittura a specializzarsi territorialmente. Ecco allora che arrivano prevalentemente dalla Campania i prodotti di abbigliamento e commodity; da Toscana, Lazio e Marche i prodotti in pelle; dalle regioni del Nord-Est e Nord-Ovest gli orologi.
I principali punti di snodo e commercio, per le attività criminali legate alla contraffazione, sono rappresentati dalla Lombardia, dalla Campania, dal Lazio e dalla Liguria dove si registrano più sequestri.
L’indagine della Rome Business School analizza poi le principali sfide globali a seguito alla pandemia legata al coronavirus segnalando come il movimento di medicinali e forniture mediche illecite attraverso le frontiere sia aumentato in modo esponenziale. A meno di 2 mesi dall’inizio delle attività di controllo, l’Olaf, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode, ha individuato oltre 340 società che agiscono come intermediarie o che commerciano i prodotti contraffatti o non conformi agli standard legati alla pandemia.