L‘Assemblea Plenaria del Parlamento Europeo ha approvato con 402 voti favorevoli e 285 contrari la richiesta alla Commissione Ue perché ripensi il sistema dei «profili nutrizionali» sulle etichette dei prodotti alimentari. In sostanza si tratta di una bocciatura senza appello per il sistema di etichetta detto “a semaforo” adottato dal Regno Unito.
Formalmente l’aula di Strasburgo chiede all’entità che scrive le proposte di legge europee di stabilire un sistema che sia veramente informativo e non penalizzante di certi prodotti, quelli magari che pur avendo un alto contenuto di grassi, non sono da considerarsi dannosi per la salute in quanto si consumano in quantità modiche: l’esempio più eclatante è quello del Parmigiano Reggiano. L’Italia, ma anche la Francia, ha sempre denunciato che il sistema del codice a tre colori rosso, giallo e verde, risulta inadeguato per giudicare prodotti quali salumi, formaggi, dolci e cioccolata. Col risultato che una bevanda gassata sarebbe più indicata per i bambini di un sano bicchiere di latte. E tutto il Made in Italy con la sua dieta mediterranea sarebbe stato ‘affonfato’ dalle lobby dal nord europa e della grande industria. Il confronto tra le due posizioni non è comunque concluso visto che il voto del Parlamento è netto, ma non vincolante.
La battaglia non è finita, ma il clima è cambiato
La Commissione ha avviato da diverse settimane la fase di ripensamento della norma che regolamenta l’informazione al consumatore sulle etichette alimentari, limitandone la pubblicità se superano certi contenuti di grassi o altri elementi ritenuti a rischio. Quando fu varata si sentì dire che questa decisione “metteva al bando la crema di nocciole”: in realtà si proibivano le esagerazioni in pubblicità, come, ad esempio, il messaggio secondo cui una squadra di calcio vinceva perché magiava dolciumi.
Al paragrafo 47 del rapporto Kaufman approvato dall’Europarlamento nell’attuazione del regolamento sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute “si invita la Commissione, in considerazione dei gravi e persistenti problemi, a riesaminare la base scientifica, l’utilità e la fattibilità di tale regolamento nonché eventualmente la necessità di eliminare il concetto di profili nutrizionali”. Nel 2010 era già stato presentato un analogo emendamento dell’eurodeputata tedesca del Ppe, Renate Sommer, ma per un voto non era stato approvato. Ora la risoluzione attesta un cambiamento del clima politico e dovrebbe rappresentare un argine ai profili nutrizionali che classificano i cibi in buoni e cattivi sulla base del contenuto di grassi, grassi saturi, sali e zuccheri senza guardare alla dieta nel suo insieme, come richiesto dai produttori italiani.