Obbligo di indicare, nei documenti telematici di accompagnamento dei distillati, il periodo di invecchiamento, la denominazione commerciale del prodotto e l’origine della materia prima: questa la richiesta esplicita avanzata da AssoDistil nel corso dell’audizione davanti alle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato in relazione alla futura modifica del Regolamento UE 110/2008 sulle bevande spiritose.
Le regole attuali sono carenti e spesso disattese, lamentano i produttori italiani, come dimostrano i tanti casi di produzione illegale specialmente di acquaviti di vino. E mentre gli accertamenti sull’invecchiamento dei prodotti di pregio sono assai severi in Italia, in altri grandi Paesi della UE sono praticamente inesistenti.
I distillatori chiedono maggiore tracciabilità del prodotto di qualità
«Il nuovo regolamento – ha osservato Antonio Emaldi, presidente dell’AssoDistil – si rivelerà davvero importante per il nostro comparto se ci consentirà realmente di mettere fine alle pratiche di concorrenza sleale e valorizzare le produzioni italiane di eccellenza. È assurdo che Brandy, acquaviti di vino e acquaviti di vinaccia ricadano tutti sotto un unico codice. I distillatori auspicano che finalmente sia introdotto il nome esatto del prodotto, secondo le categorie già previste dal Regolamento 110, a tutto vantaggio della tracciabilità dei nostri prodotti».
Il settore vale circa un miliardo di euro, occupa 3 mila dipendenti impiegati direttamente nelle aziende del settore e oltre 30 mila nell’indotto, fornendo in media all’Erario, in termini di accisa sul prodotto immesso in consumo, oltre 500 milioni di euro di entrate all’anno.